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Il pensiero positivo contro il licenziamento

Diventa il numero uno, fai conoscere il tuo lavoro, cura le relazioni aziendali e sorridi. Sono i consigli che Brad Karsh dalle pagine di Advertaising Age.

Con l’avanzare della crisi economica e il conseguente taglio dei costi (come sempre sul personale), scatta il timore del licenziamento per esubero. Come evitarlo? Karsh sostanzialmente punta su una azione di marketing personale in 4 punti: 

1)      Be The One. Ovvero eccelli nel tuo lavoro, sii propositivo e posizionati come colui che salverà l’azienda. Fai in modo che chi conta dica: “Non possiamo licenziarlo perché è un guru!”

2)      Do the work of two or three persons. Beh questo è evidente. Se il mio obiettivo come azienda è quello di tagliare i costi e razionalizzare le attività, è ovvio che se ho una persona che mi fa il lavoro di altri mi conviene pagarne uno anzichè tre.

3)      Network. Gestire le relazioni in azienda è essenziale. La decisione di un licenziamento viene presa prima di quando deve essere applicata. Avere delle consolidate relazioni in azienda significa essere messi ultimi nella lista dei “licenziabili”

4)      Put on a happy face. In sintesi. Sorridi e, soprattutto, non lamentarti. In una situazione difficile sono necessarie persone in grado di diffondere ottimismo e non di creare problemi.

E’ un approccio strategico e non tattico. Di sicuro non è applicando all’occasione questi suggerimenti che ci si salva. Solo un continuo lavoro su se stessi potrebbe (e il condizionale è d’obbligo) agevolarci. Non è stata scoperta l’acqua calda, non è una regola certa, ma a volte ricordarlo serve.

Published in Italiano

5 Comments

  1. Sono daccordo in tutti i punti 🙂 e aggiungerei la capacità di lavorare in gruppo e di fare da catalizzatore per il gruppo stesso…

    • Simone Favaro Simone Favaro

      la capacità di lavorare in gruppo prevede anche l’umiltà e la volontà di ascoltare… direi che mediamente il management non ha queste caratteristiche. Certo, le si possono trovare nei livelli operativi. La domanda sorge spontanea: come mai queste caratteristiche non sono quasi mai considerate nella scelta del management? 🙂

  2. hai ragione bella domanda… 🙂

  3. Passando Passando

    Come al solito sono tutti concetti ovvi e scontati come ad es. arrivare puntuali al lavoro, fare straordinari non pagati, non lamentarsi mai, sorridere al capo, prendersi le responsabilità, ecc…

    La sociologia troppo spesso non aggiunge nulla di rilevante ed è una continua masturbazione mentale.

    Ci sono altre strategie meno ovvie, ma bisogna capire l’obiettivo che si vuole raggiungere.

    Posso rovesciare i concetti:

    1) Be The One. Ovvero eccelli nel tuo lavoro, sii propositivo e posizionati come colui che salverà l’azienda. Fai in modo che chi conta dica: “Non possiamo licenziarlo perché è un guru!”

    Se sei propositivo potresti scavalcare gerarchie e non essere visto bene.
    Se ti prendi troppe responsabilità per passare per guru rischi di fallire anche rovinosamente e rischiare per i tuoi fallimenti il licenziamento.

    2) Do the work of two or three persons. Beh questo è evidente. Se il mio obiettivo come azienda è quello di tagliare i costi e razionalizzare le attività, è ovvio che se ho una persona che mi fa il lavoro di altri mi conviene pagarne uno anzichè tre.

    Aumenta anche in questo caso la probabilità di lavorare meno bene e commettere più errori, a meno che non si tratti di lavori non complessi.

    3) Network. Gestire le relazioni in azienda è essenziale. La decisione di un licenziamento viene presa prima di quando deve essere applicata. Avere delle consolidate relazioni in azienda significa essere messi ultimi nella lista dei “licenziabili”
    Geniale, pensavo che fare l’asociale misantropo fosse un vantaggio.
    Comunque anche qui dipende dal tipo di lavoro, se fai il camionistra non ti rimane spazio per consolidare relazioni in azienda.. così come se sei sempre in trasferta da clienti.

    4) Put on a happy face. In sintesi. Sorridi e, soprattutto, non lamentarti. In una situazione difficile sono necessarie persone in grado di diffondere ottimismo e non di creare problemi.
    Questo è vero, non seminare zizzanie, negativismo. Però può essere una tecnica per demotivare i tuoi colleghi e invece impegnarti assiduamente facendo sì i tuoi risultati siano migliori dei loro.

  4. Simone Favaro Simone Favaro

    @Passando. Mi piacerebbe chiamarti per nome… 🙂

    Non è compito della sociologia affermare delle verità (quello lo lasciamo alle religioni, per chi ci crede). Il suo compito è quello di analizzare e capire quali sono le dinamiche sociali che tutti noi viviamo, ma su cui molti non si soffermano a riflettere. E’ chiaro, quindi, che quando fa delle affermazioni risultano “la fiera dell’ovvio”.

    Tornando alle tue riflessioni. Comprendo lo spirito con cui le fai, tuttavia mi sento di non condividerle. Se dovessi applicare la tua logica di ribaltamento diverrei un amorfo, ameba, mero esecutrore, sostituibile in qualsiasi momento.
    Che valore do all’azienda? E’ chiaro che se mi metto in prima linea, se sono super attivo mi espongo ad errori, a invidie e a rischi. Però, personalmente, preferisco una persona così ad uno che si siede e aspetta che qualcun altro gli dica cosa fare. Lo sbaglio e l’errore da iperattivismo è giustificato, l’amorfismo no.

    Sulle relazioni. Proprio perchè sei dal cliente, le relazioni vanno mantenute. E se per motivi di mancata organizzazione della tua azienda non riesci, beh costuisciti le relazioni lì. In fin dei conti, anche se hai il contratto con l’azienda XYZ, il tuo “datore di lavoro” (espressione orribile) è il cliente. Quindi è nel tuo interesse costruire solidi rapporti lì dentro. O sbaglio? Se sei camionista è la stessa cosa. La gestione delle relazioni è uno skill che è indipendente dal mestiere che fai. Magari può essere più o meno prioritaria (ma ne dubito), però è un valore essenziale oggi.

    Anche sul seminare zizzagne per screditare i colleghi… beh, mi aguro che la tua fosse solo una battuta mal riuscita e che non lo creda veramente.

    Comunque il tuo contributo mi ha dato modo di riflettere ulteriormente su quei punti e di sottoscriverli nuovamente. 🙂

    Ciao e grazie

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