Dal pezzo di Gabriele Romagnoli pubblicato su Repubblica.it. Vi riporto solo due stralci, ma vi consiglio la lettura completa dell’articolo. Un solo commento: “Bah”! Come viene scelto un manager in Italia? Una minoranza di imprese (quelle non familistiche e a vocazione multinazionale) si basa sulle performance, incarica cacciatori di teste, mette annunci, fa riferimento a precedenti contatti d’affari. Ma la maggioranza decide altrimenti. Come? Sulla base delle relazioni personali. Al limite di quelle familiari. Tradotto: non si sceglie qualcuno che ha dimostrato di valere, ma uno con cui si è fatto il liceo, o il compagno di merende del cugino. I dirigenti delle aziende di Silvio Berlusconi non sono forse stati in maggioranza suoi compagni di scuola? E non è poi venuta la volta dei compagni di Pier Silvio (cooptato per eredità)? Ci sono sistemi peggiori? Forse sì: il presidente Moratti affidò la panchina dell’Inter a Orrico dopo averlo sottoposto a prova grafologica e Gabriella Spada, moglie del fondatore della Giacomelli Sport, non si fidava di nessuno che non fosse stato approvato dalla cartomante (poi Orrico fu esonerato e la Giacomelli ha fatto crac). Mettiamola così: tu sei un manager rampante, pensi che ti sarà più utile per fare carriera il risultato ottenuto nell’attuale incarico o la conoscenza non superficiale di Gianni Letta? È una conclusione ancora provvisoria, non essendo lo studio terminato, ma l’impressione è che le due ricerche siano strettamente correlate. In un universo in cui la determinazione delle posizioni non è legata ai titoli né ai risultati, ma ai rapporti, i manager dedicano più tempo a tessere questi che a far funzionare le aziende di cui hanno la responsabilità. Ecco che il circolo vizioso si chiude: in mezzo restano aziende che non brillano più da oltre un decennio, lavoratori che ne pagano le conseguenze, un marchio, “Made in Italy”, appannato. Segnali di un’inversione di tendenza? Nessuno. Hai una laurea con il massimo dei voti, hai un carattere indipendente, non sei propenso alle relazioni pubbliche, tendi a dire quel che pensi e contrastare anche chi ti paga se pensi che sia per il bene comune? Sei magari perfino donna? Non pensare di fare il manager in Italia. Al limite vai all’estero, alla London School of Economics a fare un’impietosa ricerca sui manager. E chi non ha avuto di queste esperienze?
Leave a CommentMonth: March 2009
L’altro giorno sono andato a fare la solita spesa settimanale. Il supermercato dove vado ha, come molti altri, una rosticeria interna dove puoi comprare primi piatti, pollo, patate al forno, carni e verdure cotte varie. Anche se a pensarci bene l’avevo già visto altre volte, per la prima volta ho notato effettivamente che le persone alla ricerca del piatto cotto non erano solo coppie giovani, uomini in carriera o single (come si potrebbe pensare): erano nonne che prendevano il pollo per “il nipotino”, mariti pensionati che si fanno venire voglia di patate al forno, mogli casalinghe che prendono le verdure cotte. Ricordo da bambino (cioè ieri :-)) quando le mie nonne passavano le giornate in cucina per preparare il pranzo e lcena; mia madre che torna a casa dall’ufficio e, pur essendo stanca, si metteva ai fornelli. Pare, invece, che ora ci sia la rincorsa al faccio meno che posso e, se posso, vado di pappa pronta per non fare fatica. Già, la pappa pronta! Non credo sia solo questione di comodità, ma di pigrizia mentale. E’ un approccio che si nota anche nelle aziende. Ormai sono poche, sempre meno, le persone che si mettono lì e si fanno le cose da soli o, quantomeno, prima di ricorrere a supporti opertaivi esterni, ci provano. Non sto parlando di competenze professionali specifiche; mi riferisco a operazioni del tipo: creazione di una tabella pivot su excel, creazione di un indice automatico su Word; una stampa unione… Non lo so fare? beh lo faccio fare a Tizio invece che aprire l’help in linea e cercare. La sindrome da Pappa Pronta è pericolosa. Ti porta a spegnere il cervello, a non ragionare più sulle cose, a non cercare una soluzione “perchè, tanto, c’è qualcuno che la trova per te”… e non solo nella vita lavorativa.
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