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Month: April 2012

Turkish LinkedIN Network Report April 2012

Incresed younger (+65%) and older (+83%) professionals. Members are Enterpreneur, Sales Persons and Engineeres working in Manufactory, High Tech and Education. The penetration rate of professionals in Education Industry are above the Global Distribution Average. 7816 companies have a Company Page and the first 10 industries absorbe 38% of them.

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Sul concetto di mulo digitale

Leggo con molto interesse il post pubblicato da Giorgio Soffiato su Marketing Arena e sostanzialmente lo condivido tutto, eccetto su un punto: La dif­fe­renza sta tutta in que­sto “farsi il culo”, nel lavo­rare un’ora più degli altri e nel capire che que­sto un domani por­terà a qual­cosa di pro­prio Sono nato e cresciuto in Veneto, la regione in cui si lavora come “mussi” – per chi non lo sapesse, il termine indica il “mulo”. L’impresa del miracolo del Nord Est era una produzione artigianale / industriale di oggetti. La produzione era fisicamente legata al fattore tempo, pertanto se la produzione di 1 divano mi richiedeva 1 ora, 10 divani mi richiedevano 10 ore. Chiaro è, quindi, che più ore lavoravo, più avrei prodotto. Nell’economia digitale o per le professioni manageriale la correlazione tempo di lavoro uguale produttività non regge per alcuni motivi: una riga di codice non è uguale all’altra, un piano di marketing non è uguale ad un altro; la mente ha dei tempi di produttività limitati e, sottoposta a ritmi elevati, non solo non è produttiva e perde l’attenzione e la cura del dettaglio. Adottare la tempo-produttività nell’economia digitale è economicamente svantaggioso. L’economia dei servizi è ad oggi ancora vincolata ad un legame costo/ora. Pertanto più ore lavoro, maggiore è il costo del servizio. La differenza tra un professionista e un bravo professionista, quindi, è proprio questa: lavorare un’ora in meno e ottenere lo stesso risultato che un altro otterrebbe lavorando un’ora in più. L’impatto sulla redditività è evidente. Purtroppo l’equazione tempo = produttività è uno dei motivi alla base di grandi problemi che abbiamo riscontrato nel mondo del lavoro e nell’economia. Molte aziende, per incapacità organizzativa, hanno fatto dello straordinario una questione ordinaria gravandosi di “costi di produzione” esagerati, costringendole ad erodere il margine operativo lordo. Per ovviare a questo problema, molte adottano contratti di consulenza o collaborazione al fine di svincolarsi dalla variabile costo/ora. Chi non lo ha adottato, o si è trovato fuori mercato o ha cercato persone a basso costo, accontentandosi di competenze inferiori e, quindi, abbassando la qualità del servizio ricevuto ed erogato. Un aneddoto. Anni fa un amico che lavorava in una Agenzia di Pubblicità a Londra, mi raccontò che il suo capo fu licenziato perché il team che guidava – composto da 15 persone – in un mese fece 10 ore di straordinario. La direzione valutò la sua prestazione come dannosa per la produttività dell’azienda.

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[GUIDA A LINKEDIN] Primo contatto

La creazione della rete dei contatti è la fase più scontata ma anche la più importante nell’utilizzo di LinkedIN. Secondo le Policy del network, all’utente è consentito aggiungere solo le persone che conosce: [Don’t undertake the following] 5. Invite people you do not know to join your network; Questo principio parte dalla “istituzionalizzazione” dei sei gradi di separazione, secondo cui ogni persona “può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari“. LinkedIN, infatti, offre due metodi per collegarsi a qualcun altro: connessione diretta, inviando direttamente la richiesta al destinatario; connessione indiretta (o introduzione), richiedendo a qualcuno della tua rete di presentarti alla persona Secondo le regole di LinkedIN, il primo metodo è utilizzabile solo ed esclusivamente quando si conosce la persona. Il secondo, che formalizza il concetto dei 6 gradi di separazione, quando non si ha una conoscenza diretta. GLI STRUMENTI PER CREARE IL PROPRIO NETWORK 1. Importare la propria rubrica Il primo passo è quello di collegare all’interno di linkedin la propria rete di relazioni. Per questo LinkedIN mette a disposizione strumenti di importazione della propria rubrica. Il sistema ricercherà al suo interno le email presenti nella rubrica e proporrà le persone a cui inviare la richiesta. Dal menu principale Andare su Contacts > Add Connections. Nella pagina che si presenta abbiamo tre possibilità: Importare la rubrica da una webmail quale, ad esempio, GMAIL, Yahoo, ecc. Importare la rubrica da un client di posta (es. Outlook, ThundirBird, ecc.) Scrivere direttamente gli indirizzi di posta separati da una virgola Le prime due opzioni sono utili nel caso in cui si abbia un ampio numero di contatti e si voglia controllare chi è su LinkedIN. La terza opzione agevola il processo quando si voglia aggiungere un numero limitato di contatti. In tutti e tre i casi Linkedin, prima di inviare l’invito, propone una lista dei nomi degli utenti che risultano essere iscritti. E’ possibile quindi scegliere chi invitare. Successivamente viene proposto un elenco di email e nomi che non risultano essere attualmente iscritti a LinkedIN. Possiamo, quindi, decidere di invitare queste persone ad iscriversi. ATTENZIONE: Linkedin fa un controllo solo sulle email. Pertanto un nostro contatto potrebbe essersi iscritto con una email differente rispetto a quella che abbiamo. E’ sempre opportuno verificare che effettivamente non sia iscritto prima di inviare un invito. 2. Aggiungere (ex) colleghi e compagni di scuola Le persone che ci conoscono possono essere i nostri primi sponsor. Ecco, quindi, che Facebook LinkedIN permette di ripercorrere la propria vita professionale alla ricerca di colleghi e compagni di scuola/università e per aggiungerli alla nostra rete. Accedendo al link Contacts>Add Connections e selezionando la voce Collegues, linkedin propone la lista delle nostre…

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Reti di acquisto e networking

Abbuydda è a metà strada tra un market place e un social network. E’ una piattaforma per far incontrare Gruppi di Acquisto e Produttori con l’obiettivo di fornire ai primi una più ampia gamma di offerta, ai secondi di raggiungere un mercato più ampio. Per entrambi la possibilità di tagliare fuori l’intermediario. Abbudaya non è solo un GA, ma un sistema che permette di creare il proprio GA e aggregare le persone al proprio interno, in una logica di social network. E’ un esempio delle nuove forme di commercio che potrebbero rientrare nei modelli futuri teorizzati da Rifkin nel suo “The Third Industrial Revolution”, secondo cui la terza rivoluzione industriale permetterà alla piccola impresa di trovare nuovi mercati e alla grande impresa di diventare l’aggregatore in grado di agevolare la transazione delle merci. Applicazioni di modelli a rete di questo tipo (distribuite e integrate) sono potenzialmente infiniti e in grado di rivalutare anche il commercio al dettaglio, che oggi soffre di una devastante concorrenza da parte della Grande Distribuzione.

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The marketing needs to be shifted

Marketing must review itself. Since the 60s, Marketing started to respond to needs and day by day moved to create dreams to satisfy the esteem and self-actualization needs. Meanwhile the world has changed and the economy is moving to other frontiers, while the economic crisis is drestroying the consumers behaviours, affecting also the luxury market, the dream-land of dream-makers. Philip Kotler in his marketing 3.0 argued that the main problems for consumers are related to social and environmental issues and invites industries to reorganize their business model to respond to that needs. What we are approaching now is something different from a simply shifting of priorities. The joblessness is increasing on monthly base, the possibility to spend has been erasing and more and more people are focusing their attention to the primary needs. The problem is again “to eat”. This means people will point their attention only to those product that really help them to achieve this goal. So in the next years, as Jeremy Rifkin guessed, we have to change radically the consuption models and commercial life. This change will have a deep impact on how, where, when and way we’ll produce. Rifikin, talking about the 3D Printers, says that this technology will let people to make their objects at home, without the need to buy from a shop. Also the energy technology will let you indipendent from buying energy and the collaborative local production can resolve a part of the food buying needs (as it happens in Denmark). Jeremy Rifkin writes that in this scenario [the lateral scaling of the Third Industrial Revolution] “allows small and medium size enterprises to flourish. Still, global companies will not disappear. Rather, they will increasingly metamorphose from primary producers and distributers to aggregators. In the new economic era, their role will be to coordinate and manage the multiple networks that move commerce and trade across the value chain.” The local production will permit to cut the cost of products, to engage the local business and automatically to increase the job needs. Only the “non local” products will be moved between this ecosystems. The marketing have to shift in this direction: to incentivate the local production, to analyze the gaps and to move the “foreign” products where they are required. The communication will be only information, because the demand is spontaneously generated.

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