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Month: May 2012

Internet ha un altro alfabeto ignoto

Aristotele applaudirebbe al ragionamento di Mafe su alfabeto e internet. In effetti all’interno della dissertazione, non fa una piega. Tuttavia sul concetto di Alfabetizzazione andrebbe fatta una spiegazione migliore. L’alfabeto è frutto di una convenzione per cui un simbolo “A” è riconosciuto come “A”, ma questa associazione è determinata da secoli e secoli di convenzioni e aggiustamenti successivi. L’alfabeto latino, ad esempio, nasce nell’VIII sec. a.c. da quello Greco (da cui il termine alfa-bet-izzazione – alfa e beta sono le prime due lettere dell’alfabeto greco) e ha avuto, nel corso dei secoli, numerose modifiche fino a giungere alla versione attuale. La stessa cosa vale per altre lingue con “codici” diversi, come ad esempio il Cinese e l’Arabo. Prendiamo ancora il codice morse. E’ una lingua artificiale studiata per essere utilizzata con uno strumento (la trasmissione a onde radio). O ancora al codice binario (che si basa sul principio del codice morse) utilizzato per fare calcoli e dare istruzioni a una macchina. Qualsiasi forma di comunicazione si basa sull’assunto che due persone possano comprendere il medesimo messaggio utilizzando un codice e un canale condiviso attraverso cui trasmetterlo dall’emittente al destinatario. Internet è un canale, l’Alfabeto è un codice. Ma allora si può alfabetizzare internet? Si, a patto che venga definito un codice. Mafe dice: I bit possono essere tutto quello che voglio io e quello che voglio e ci faccio io è diverso da quello che vuoi e ci fai tu e questo è il bello ed è per questo che non posso “alfabetizzarti”, al limite posso confrontarmi con te, posso raccontarti come ho fatto, perché l’ho fatto, se ha funzionato e per fare che cosa. Qui è, a mio avviso, la parte debole del ragionamento. Intanto si passa dall’analisi di uno strumento a quella di un codice. Inoltre il codice è quello base di trasmissione. Anche con l’alfabeto teoricamente posso farci quello che voglio pur mantenendolo intatto. Posso ad esempio scrivere DASTWQZEXC: mantengo intatta la struttura dell’alfabeto, creando però un qualcosa di completamente nuovo. Qualora DASTWQZEXC assumesse un valore condiviso, esso si tramuterebbe a sua volta in codice e sarebbe possibile insegnarlo. Una sequenza di BIT (1 e 0), allo stesso modo, posso mescolarla più e più volte creando un nuovo codice che può diventare a sua volta una lingua che posso trasmettere. Il punto però è un altro. Alfabetizzazione digitale significa individuare i mattoncini che costituiscono quell’ecosistema all’interno del quale costruire un codice utilizzabile su un canale. E’ un lavoro in essere e frutto di progressivi aggiustamenti. Non sappiamo ancora bene dove guardare e dove andare, ma la strada verso la creazione di un “alfabeto” è aperta proprio da quei confronti di esperienze che ben evidenzia Mafe. Quindi è proprio sapendo…

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Social media, cose serie

*** cambiato titolo, scusate *** Ieri è stata una giornata dura per Groupalia, Brux e Prenotable a seguito dei tweet che sfruttavano il terremoto per promuovere i loro prodotti. A tempi e ritmi diversi si sono susseguiti tweet e messaggi di scuse. Groupalia è stata la prima a rettificare il proprio post (cancellando l’originale quasi subito, #fail) e facendo pure una ennesima gaffes: Le risposte di Brux arrivano solo verso le attorno alle 17.30 sul sito web e sulla pagina di Facebook, con tanto di smentita del licenziatario (“non gestiamo noi l’account”). Mentre quella di Prenotable in piena notte e, oggi, attraverso un chiarimento su Linkiesta Il messaggio comune “non è nel nostro stile“; “non volevamo offendere nessuno“; “siamo vicini alle persone colpite”. Affermazioni che hanno aggravato ulteriormente la loro situazione: “@Prenotable certo che nel vs stile sennà non l’avreste scritto! Sensibilità zero!” (@_MissAnnie)   “@Prenotable scusate voi se non è nel mio stile utilizzare servizi offerti da sciacalli come voi” (@nellone23)   “@GroupaliaIT se non era vs intenzione “offendere” volevate forse farci ridere di una tragedia ? #terremoto” (@cristinascappa) Dalla loro pessima gestione, cerchiamo perlomeno di trarre qualche indicazione utile: Pianificare la presenza. gestire i canali social media di un Brand non significa scrivere la prima cosa che ci passa in mente. La pianificazione e la strategia dei contenuti deve essere studiati a tavolino definendo chi, cosa, come e quando uscire (anche per un solo Tweet). Essere umani. mai utilizzare script di generazione automatica dei tweet. Seguire i trend topic può risultare pericoloso. Sempre pronti. avere sempre una exit strategy per le situazioni di emergenza, anche con la più semplice “abbiamo sbagliato. Scusateci”. Espressioni di “giustificazione” scatenano reazioni peggiori. Chiarire la posizione subito. Non aspettare 10 e più ore dall’evento. Non lasciare il campo. Essere costantemente presenti dopo il fattaccio. Se si sparisce e non si risponde più alle richieste, si peggiorerà la situazione.

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Spunti per un M5S+

Non se ne esce. Fintanto che si mantiene una non-organizzazione incentrata su Beppe Grillo, l’idea del M5S sarà destinata a fallire. Grillo è stato sicuramente la leva per portare l’idea al successo ma, se ora il movimento vuole crescere, è tempo di fare il salto di qualità.Il che non significa diventare un partito, ma che il movimento diventi effettivamente dei cittadini, delle persone. Questa è la mia idea, sicuramente non completa e aperta a commenti e suggerimenti: 1. Realizzazione di un social network a cui potranno iscriversi i cittadini con le procedure indicate dal Non-Statuto e attraverso cui attuare la democrazia diretta interna per le votazioni, la scelta dei candidati e per tutte le attività del movimento. I costi di manutenzione di tale piattaforma saranno raccolti attraverso donazioni volontarie degli iscritti e attività di fund raising annuali da parte delle liste. Tutti i costi e i fondi raccolti saranno resi pubblici. 2. Costituzione di un comitato che diventi depositario e garante del simbolo e del non statuto. Tale comitato è nominato a cadenza periodica – attraverso il social network – da tutti gli iscritti al movimento. 3. Compiti del comitato saranno solo ed esclusivamente la verifica dei requisiti dichiarati dal Non-Statuto, come ente certificatore delle liste (funzione oggi “delegata” a Grillo e compagnia), e la gestione operativa della piattaforma web del movimento. 4. Non potranno essere nominati all’interno del comitato gli eletti o candidati nelle amministrazioni e tutti coloro che non posseggono i requisiti dichiarati dal Non Statuto 5. Le linee guida del Movimento saranno decise dagli iscritti attraverso una piattaforma partecipativa. Il Comitato avrà solo funzioni esecutive e in nessun caso potrà intervenire nelle linee guida se non approvate dagli iscritti, 6. Le attività “promozionali” e di fund raising sono fatte dalle singole liste territoriali o nazionali nel rispetto dei principi del non-statuto. Cosa ne pensate?

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L’influenza della rete

La rete può influenzare le politiche commerciali delle aziende. Parlando della distribuzione in Inghilterra del film Iron Sky, la questione aperta in chiusura del post era “Riuscirà la rete a influenzare il cambiamento?”. La risposta è un netto SI. La casa di distribuzione Revolver Entertainment, sotto la pressione dei fan del film, ha cambiato la propria politica commerciale garantendo la presenza del film nelle sale fintanto che continuerà ad esserci domanda. E’ il potere della relazione, della capacità di creare fidelizzazione e della forza del crowdsoucing quando è utilizzato non solo per “prendere idee a gratis” ma per creare comunità. E’ l’ennesima prova che le politiche commerciali e di marketing non hanno più un approccio top-down, basato su studi e analisi di mercato ma sono determinate direttamente dal mercato stesso. Questo porta inevitabilmente a rivedere il ruolo del marketing che, come più volte detto (come ad esempio qui e qui), non è più colui che determina le politiche aziendali bensì colui che fa da mediatore tra il mercato e l’azienda e definisce le strategie non a priori, ma a posteriori sulla base delle richieste dirette che vengono dalla Rete (di clienti, consumatori, partner, ecc.).

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Le due Italia e la secessione culturale

Esistono due Italie, non separate geograficamente ma culturalmente. Una non in grado di immaginare un mondo nuovo; la seconda con l’occhio rivolta al domani, cercando modelli completamente differenti. La prima arroccata sullo scoglio di ciò che conosce, la seconda in mare aperto alla ricerca di nuove terre. La prima vissuta nell’agio, la seconda alla ricerca della propria strada. Sono ormai a una tale distanza che la seconda Italia si autodeterminerà fregandosene altamente dell’ordine costituito fino a metterlo ai margini e ridefinendone uno nuovo. Una secessione culturale già iniziata e giunta a un buon livello di maturità.  

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