Skip to content →

Month: June 2012

Come reagire al blogger e uscirne più forti

In questi anni mi è capitato di vedere aziende che, di fronte a post di critiche, per vari motivi si siano mosse verso il blogger minacciandolo di denuncia per diffamazione e costringendolo a rimuovere il post – puntando sul fatto che non ha la forza economica per poter affrontare una causa penale. La pratica di intimazione, usualmente, non avveniva mai in modo diretto a commento del post bensì in forma privata e a mezzo email. Questo, nell’ottica del querelante, avrebbe dovuto tutelare l’azienda e il suo marchio. Così non avviene sempre. Un tale comportamento, infatti, genera una “intolleranza” del blogger che, anche se rimuoverà il post, denuncerà di averlo fatto per essere stato minacciato. Di fronte a questo tipo di “censura”, la rete normalmente reagisce fortemente viralizzando il fatto. L’azienda, quindi, si trova a subire un danno d’immagine maggiore di quanto poteva aver creato il post iniziale. A fronte di un post che si ritiene dannoso per la propria immagine o reputazione, la questione può essere risolta senza particolari problemi e senza necessariamente passare per le vie legali. L’azienda, addirittura, ha l’opportunità di uscirne rafforzata. Innanzitutto è necessario capire chi è il blogger. Fatto salvo alcune eccezioni, come detto, il blogger è una persona che condivide idee solo a titolo personale senza un editore: verificare se è un influencer. Attraverso comuni strumenti di monitoraggio della reputazione, capire quale è la reputazione e il livello di influenza che è in grado di esercitare: capire la sua “anzianità” di rete, l’estensione del network, citazioni, ecc. verificare lo stato di propagazione del post. Capire il numero di condivisioni e commenti che ha avuto. Normalmente basta una semplice ricerca su Google, ma si può ricorrere a ricerche in facebook, twitter o attraversoi sistemi come Social Mention. In base all’esito dell’analisi si possono identificare quattro situazioni: L’innocuo. Il Blogger non è influencer ed il post non è viralizzato, non si configura il danno e quindi è inutile spendere soldi di avvocati. Al massimo si attiva un alert, giusto per sicurezza. La meteora. Il Blogger non è influencer ed il post  è viralizzato. Ha conquistato i 5 minuti di popolarità ma non è un influencer. Rispondere e chiarire non nel post originale ma in quello dell’influencer che eventualmente lo ha ripreso. Il Dormiente. Il Blogger è un influencer ed il post non è viralizzato. Meglio attivare un alert per controllare se cattura l’interesse, ma conviene non destare il can che dorme. La Bomba. Il Blogger è un influencer e il post è viralizzato. Entrare nella conversazione, chiedere o dare chiarimenti senza mai fare la parte della vittima, l’aggressivo o il prepotente. Nel caso rispondere con un post sul proprio blog dando la versione ufficiale. La denuncia o la minaccia…

Leave a Comment

Dalla connessione alla relazione

Chi fa il networker di professione conosce benissimo l’importanza della relazione personale con i propri contatti. I social media hanno semplificato la possibilità di ampliare la propria rete di contatti, mettendo a disposizione un parco potenzialmente infinito di connessioni. L’obiettivo del networking è quello di creare una relazione solida e di fiducia con i propri contatti che, nel medio-lungo periodo, dovrebbero diventare profittevoli. Poiché costruire una relazione è una attività time consuming, è chiaro che all’aumentare del numero di connessioni lo sforzo per costruire la relazione è esponenziale ed il rischio concreto è quello di disperdere energie su connessioni zombie. Da molto tempo si dibatte se sia più funzionale un approccio da open networker o semplicemente l’utilizzo dell’on-line networking per la gestione delle relazioni reali. Come sempre una risposta unica non c’è e tutto dipende dagli obiettivi che si intende raggiungere. Qualsiasi sia l’approccio che si intende perseguire, va tenuto presente che: non basta creare una connessione con una persona per considerarla un contatto una volta aggiunta, la persona non è automaticamente un lead bisogna costruire una buona reputazione e un rapporto di fiducia la generosità ed il mettersi a disposizione è il primo modo per iniziare questo rapporto Le attività non finiscono qui, ma il tenere presente questi aspetti aiuta a capire che il networking non è solo una collezione di figurine da attaccare al proprio album virtuale per darsi lustro.

Leave a Comment

Dittatura della libertà

Guardo all’Italia e vedo un proliferare di Think Tank, di gruppi che condividono idee e cercano soluzioni a problemi ma vedo poca, pochissima, azione. Guardo all’estero. Vedo stati in cui la libertà di pensiero e parola è limitata o negata, ma vedo popoli sollevarsi, agire e cambiare il destino del proprio paese. Ci sono ottime idee e persone capaci, ma sembrano essere isolate nell’iperuranio della rete e penso: se sino ad oggi la censura e la limitazione delle libertà di pensiero non è stata veramente attuata, non sarà mica perché in questo modo possono isolare queste idee laddove vengono create, dando l’illusione di poter cambiare le cose senza però permettere di attuarle? Penso alle volte in cui hanno tentato la limitazione. Ricordo le sollevazioni di massa. Trovo conferma in questo sospetto.

Leave a Comment

Il nipote smanettone

Mentre c’è chi, come Gigi, si fa in quattro per far capire l’importanza di una cultura digitale diffusa  a tal punto da riconsiderare la possibilità di sfruttare il mezzo televisivo come strumento di educazione, è sufficiente una frase in un articolo sul portale MyTermoli.it per rischiare di buttare all’aria tutti questi sforzi:  L’utilizzo di facebook è ormai alla portata di tutti, anche di adolescenti in grado di scrivere, creare semplici pagine ed aggiornarle per cui ingaggiare un professionista quale Antonello Barone, portavoce del Comune durante l’Era Di Giandomenico e titolare di società di comunicazione specializzata in comunicazione politica, sembra effettivamente eccessivo. [1] Va precisato che la frase è inserita in un contesto preciso. Tuttavia, come sempre, le parole hanno un peso soprattutto se inserite in un caso che, per come descritto nell’articolo, potrebbe suggerire all’opinione pubblica che le consulenze sui social media siano modi per spillare soldi alla PA e la formazione è inutile perché Facebook potrebbe essere gestito (avrebbero voluto aggiungere gratis?) da qualsiasi adolescente. I social media sono cose serie e lo hanno ben sperimentato Groupalia, Brux e Prenotable che dovrebbero avere una sensibilità già sviluppata visto che l’on-line è elemento essenziale del loro business. Figuriamoci per una pubblica amministrazione che deve interagire con i cittadini. Per utilizzare Facebook, come scrive “Cronaca Termoli”, non basta un adolescente che  sappia “scrivere, creare semplici pagine e aggiornarle” ed il fatto che sia alla portata di tutti non significa automaticamente che tutti li conoscano e li sappiano utilizzare. Al di là del caso specifico di Termoli, è auspicabile e va incentivata, la formazione del personale delle PA. Prima, però, è il caso di fare formazione ai professionisti della informazione per evitare che si diffonda ancora di più il modello del “nipote smanettone” e i danni enormi che potrebbe provocare (specie quando smanetta la “cosa pubblica”). AGGIORNAMENTO Trovo doveroso informarvi il paragrafo [1] è stato modificato a seguito di una intimazione della persona citata nel post, che ha trovato “calunnioso” quanto scritto. Il paragrafo originale faceva riferimento esplicito alle idee che un lettore avrebbe potuto farsi nel leggere l’articolo. Il riferimento a tali impressioni era voluto per far capire come un semplice passaggio, come quello quotato nel post, potesse creare opinioni pericolose in chi legge l’articolo.  Comunque, poiché la persona si è ritenuta calunniata da queste mie osservazioni e visto che come dico sempre “le parole hanno un peso”, ho elimitato i riferimenti espliciti alle idee che potrebbe essersi fatto un lettore cercando di mantenere comunque il significato. A me interessava solo mettere in evidenza i rischi di certe affermazioni sui social media. Comunque sembra che la cosa ora vada bene.  

2 Comments

Social web transeunte?

Capitano quei momenti in cui, non ti spieghi perché, ma trovi notizie, interviste e post, tutti inerenti allo stesso argomento. Tutto inizia con il post di Federico Guerrini in cui dichiara di essersi annoiato dei social media e di voler tornare al vecchio Leggo/Scrivo legato al Blog. Su La Stampa mi trovo l’intervista a Geert Lovnik in cui dichiara di essersi anche lui stancato di Facebook, Twitter e di voler tornare ad un utilizzo più “soft” della rete, dichiarando di amare molto l’email. Sembra, poi, che Samsung realizzerà il proprio social network (ma circolano smentite). I dati di Social Bakers (14/06/2012) mettono in evidenza – sull’arco temporale di 3 mesi – una riduzione degli utenti Facebook in 54 paesi su 213 monitorati (tra cui Italia e Turchia), nonostante Facebook stia crescendo in numero assoluto di account. Il social web forse non sta morendo, ma stiamo entrando in una fase di maturità in cui l’utilizzo e l’appeal si sta modificando. E’ molto probabile che in un prossimo futuro il quartetto Facebbok, Twitter, Linkedin, Google+ diverranno piattaforme per il networkimg P2P e che parallelamente le aziende investiranno sulla realizzazione di network proprietari su cui sviluppare le relazioni con i clienti, ripulendo la conversazione dagli inevitabili rumori di fondo dei social media mainstream. L’integrazione con il quartetto rimarrà, solo come canale di acquisizione e di visibilità ma la conversazione, quella vera, si sposterà su piattaforme che consentiranno una migliore gestione (e misurazione). Sta già avvenendo con molti progetti (un esempio per tutti Working Capital di Telecom), ma il fenomeno sarà probabilmente destinato a crescere specie nel B2B dove la gestione della relazione è ancor più importante. Secondo voi come cambierà nel prossimo futuro il social web?

3 Comments