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Author: Simone Favaro

Techno and humanist enthusiast. I'm in the technology marketing sector. I'm even the author of a book about on-line business networking.

91 discutibili tesi per un marketing diverso

 Non amo fare le markette, ma quando si trova in rete qualcosa di geniale è un reato non farlo. E’ il caso del libro di [mini]marketing “91 discutibili tesi per un marketing diverso“. In poco più di 30 pagine, distribuite in Creative Commons, Gianluca Diegoli con la sua verve caratteristica e uno stile alla cluetrain manifesto propone degli spunti su come debba essere ripensato il marketing.  Ecco solo alcune delle tesi che mi sento di sottoscrivere centinaia di volte (in realtà sottoscriverei tutto il libro, ma a questo punto scaricatelo :)): Il marketing è morto in quanto sono esaurite le due condizioni che lo nutrivano: primo, che le persone non potessero parlare facilmente e direttamente loro, secondo, che il canale di trasmissione fosse concentrato, semplice e direttamente controllabile. Le persone si relazionano prima di tutto con altre persone, non con aziende anonime. Incentivate le persone in azienda a partecipare liberamente alla conversazione, come singoli, senza divise e loghi. La conversazione aziendale passa solo attraverso le persone. Non ha importanza il numero di ripetizioni del messaggio, soprattutto se non volete ascoltare la nostra risposta. Dopo il primo, diventa solo fastidio e rumore di fondo. Immaginate la vostra reazione se qualcuno vi chiedesse più volte la stessa cosa, e poi si disinteressasse della risposta. Uguale. Non riuscirete più a separare la conversazione online dalla conversazione off-line. Ne esiste una sola. Invece di pensare di “creare” nuove comunità, prendete in considerazione l’idea di incoraggiare quelle esistono. Il fatto che siano o meno all’interno del perimetro del vostro web aziendale non ha nessuna rilevanza. Non esistono più clienti “top”: ognuno di loro potrebbe avere un blog e domani essere al numero 1 di Google con un racconto di come l’avete considerato insignificante. Se aveste aperto una conversazione in precedenza, avreste avuto una possibilità in più di conoscere in modo diverso il vostro interlocutore, e renderlo partecipe anziché antagonista. E’ giusto bloccare l’accesso al web e ai social network in azienda, se non avete intenzione di partecipare alla conversazione nei prossimi dieci anni – oppure se preferite spendere più avanti cento volte il costo del tempo utilizzato in rete dai vostri dipendenti in formatori e consulenti, che gli insegneranno ciò che avrebbero potuto imparare da soli. Ecco… il resto leggetevelo.

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Dal Tramonto all’Alba

Il mito di riportare in vita i morti è stato un leitmotiv dal Vangelo, a Mary Shelley, ad H.P. Lovecraft. Ridare vita a tessuti morti, ormai in necrosi, dove la vita ormai ha cessato di esistere… il sogno proibito dell’uomo. L’Italia e l’occidente in generale è oggi come quei cadaveri che qualche moderno Dr. Frankestein tenta di rianimare attraverso inutili scariche elettriche con il rischio di creare un freak, un mostro che non potrà avere speranza di sopravvivere a lungo. Inutile il tentativo di rigenerare un sistema ormai defunto. Siamo all’alba di una nuova generazione che dovrà necessariamente dimenticare i modelli del passato e ridefinire gli assetti sociali, ricordandosi che la società è funzionale agli individui e non i singoli alla società. Questo avviene già in micro contesti, ristretti. Con tutto il male che si può dire, il movimento di Beppe Grillo ha dato una spinta in questa direzione. Anche oggi, totalmente o quasi ignorati dai mass media, i gruppi continuano ad operare nel territorio. Alcuni hanno preso le distanze dal comico Genovese mantenendo, tuttavia, lo spirito di partecipazione democratica che ha animato il movimento dalle origini. E’ un segnale epocale. A differenza dei qualunquisti o dei girotondini, il “popolo di Grillo” riesce a vivere a prescindere dal proprio leader. Ne ha appreso i mezzi, gli strumenti, i metodi. E li applica, come il bambino che impara a camminare, prima per mano del genitore e poi in modo autonomo. E la rete, questa rete tanto diffamata, ne è stata il motore. Negli ultimi due anni l’abbiamo visto anche su scala mondiale, con la nascita di un leader quale Barack Obama, espressione di un cambiamento che è stato chiesto dal basso. Abbiamo assistito, in Italia, alla affermazione di modelli di network professionali nati dalla rete e attivi sul territorio (ClubIN, Innovatori, … ). Tutti accomunati dalla volontà di riportare l’individuo al centro dei processi di cambiamento, di sviluppo, di innovazione.  In questo 2009 probabilmente questi fenomeni si intensificheranno e assisteremo all’avvento di un nuovo umanesimo, un umanesimo post-digitale. Un umanesimo che metterà definitivamente in discussione assetti politici ed economici, costringendoli ad adeguarsi o ad auto escludersi.

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Virus Networking

Quando i social media possono divenire una minaccia per la sicurezza. Arriva Koobface, un virus che sfrutta facebook per diffondersi e che è in grado di accedere a dati sensibili del PC. clipped from atcherry.blogspot.com Koobface si diffonde via mail e inganna facilmente l’utente ignaro membro di Facebook.Come agisce Koobface? Semplice: il virus invia una mail a vostro nome – dal vostro account di Facebook quindi – agli amici presenti nel vostro profilo. Il testo della falsa e-mail contiene un link dal quale verrete amichevolmente invitati a visualizzare un video su YouTube. Una volta arrivati sulla pagina linkata vi verrà chiesto di scaricare ed installare l’aggiornamento ad un programma – Adobe Flash Player – per la visualizzazione di un divertente video: ma fate bene attenzione. Non scaricherete nessun plug-in ma un programma in grado di indirizzarvi, ogni qualvolta farete una ricerca grazie ai più noti motori di ricerca, su siti “truffa”, il cui contenuto non ha nulla a che fare con l’argomento della vostra ricerca. Di conseguenza è facile capire che l’applicativo è anche in grado di accedere ai dati sensibili presenti sul vostro pc e farne l’utilizzo desiderato.  

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Scusate, è successo anche a me!

    Eh si, signori miei, è successo anche a me.   Avevo pubblicato un post sull’infoproduct citando come “best case” un blog (che ora non posso citare) e in cui sostenevo come, finalmente, esistesse un esempio Italiano di infomarketing degno di nota. A partire dall’osservazione di questo blogsite avevo isolato alcune caratteristiche che dovrebbe avere un blog mirato all’infomarketing. Arrivo a casa e mi trovo una email dell’ufficio legale dell’azienda (che ovviamente non cito) e che mi intima di rimuovere entro 24 ore il post pena la denuncia di violazione dell’utilizzo del marchio perchè, l’utilizzo fatto, era considerato lesivo dell’immagine aziendale.  Vi scrivo poichè abbiamo riscontrato che state utilizzando sul vostro sito, senza autorizzazione il marchio [CENSORED], fornendo informazioni che denigrano l’immagine del nosto sito nonchè divulgando informazioni riservate. Che dire? sono esterefatto. Capisco se ne avessi parlato male, capisco se li avessi dipinti come truffaldini. Ma prendere un blog o un sito come esempio sano di infomarketing e sentirsi minacciare di danno di immagine… inoltre dove sono le informazioni riservate dato che tutto ciò che cito è pubblicato proprio sul loro sito?  Dei responsabili, monitorano quotidianamente le testate ed i siti presenti su internet, per tanto, nell’eventualità in cui si dovessero ripetere altre violazioni nei nostri confronti, procederemo, SENZA ALCUN PREAVVISO alla citazione in giudizio, sulla base degli articoli che disciplinano la tutela di informazioni riservate ed il trattamento di marchi registrati. Ancora… ma riservate di cosa? Se le informazioni fossero riservate, quantomento dovrebbero essere protette da Password se non, addirittura, non pubblicate. Sul trattamento dei marchi registrati posso capirlo, anche se, come ho detto, non è stato fatto alcun uso a fini di diffamazione. A proposito di word-of-mouth marketing… Comunque, come disse Garibaldi, Obbedisco! Questo è un blog personale tenuto a tempo perso. Sinceramente essere citato per aver fatto pubblicità positiva proprio non mi va e lasciare il post non me ne viene nulla. Quindi l’ho rimosso. Scusate!

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