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Tag: direct marketing

Telemarketing: 8 consigli da un utente

E’ lunedì, sono le 10.00 del mattino. Squilla il telefono. E’ il centralino: “Simone, c’è il signor Tal dei Tali della RompiZebedei che chiede di te”. Prendo la telefonata: “Signor Favaro, buongiorno sono Tal dei Tali della RompiZebedei Srl. La chiamo in relazione all’email [quale? NdR] che le ho inviato la settimana scorsa” E’ solo la prima delle innumerevoli telefonate che mi invadono la giornata (e la settimana) e che ho ho iniziato ad ignorare, non per essere snob, ma perché non è possibile rispondere ad almeno 10 telefonate al giorno della durata media di 5 minuti per sentirmi prendere per i fondelli sul nulla. Se non si può fare a meno del telemarketing (che io abolirei per legge) almeno fate attenzione ad alcune piccole accortezze di buon senso: 1)      evita la chiamata diretta al numero di interno. A meno che non sia il sottoscritto ad autorizzare, pretendo che il telemarketer mi contatti via centralino e dica sempre il motivo della chiamata 2)      evita di essere insistente. Se non rispondo una prima volta perché impegnato, capisco un secondo tentativo a distanza di almeno 4 ore. Le chiamate ripetute a distanza di 10 minuti non le tollero, sego il fornitore e non ti risponderò nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla terra. 3)      fatti riconoscere dal numero. Se mi chiami al diretto (e già questo mi da fastidio) e lo fai da numero privato/nascosto, non rispondo al telefono. Non mi importa niente se è l’azienda che lo nasconde. Non è un problema mio. Tu sai chi stai chiamando, io voglio sapere chi mi chiama. 4)      rispetta quello che ti viene detto. Se ti viene detto “le faremo sapere noi qualora fossimo interessati”, è inutile riprovare o insistere. E’ un  chiaro messaggio che al momento chi ti parla non può o non vuole risponderti o prenderti in considerazione. 5)      se te lo chiedo, lasciami stare. se un utente ti chiede esplicitamente di non essere disturbato e di essere cancellato dalle liste, segna la richiesta e non contattarlo mai più. Esiste una legge (196/03) e va rispettata. 6)      sii trasparente. Voi state vendendo, non mi state facendo un favore e non mi regalate niente. Quindi evitate di dirmi che sono importante, che volete proprio me tra i vostri clienti. State facendo i PIAZZISTI, quindi so benissimo che appena mettete giù direte le stesse mielosità a qualcun altro. 7)      fai proposte mirate. Inutile dire che fate di tutto e di più. Non ho il tempo e nemmeno la voglia di ascoltarvi. Se mi chiamate ditemi precisamente per cosa e quanto mi costa. E se vi dico di no fate un give up. Se mi proponete altro non siete più credibili ai miei occhi. 8)      le…

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La rivoluzione della comunicazione

Non dovrebbe stupire il rapporto “Comunicare Domani” di AssoComunicazione presentato ieri a Milano. I dati a colpo d’occhio vedono consolidarsi (al di là della congiuntura economica) il crollo dei media tradizionali (TV, RADIO, STAMPA) a favore dei media digitali e delle forme di comunicazione relazionale (Eventi, Pubbliche relazioni). L’advertising classico è morto (anche quello WEB, anche se per ora i dati dicono il contrario) ed i motivi sono quelli lamentati da tutte le imprese: impossibilità di monitorare il ROI, l’esigenza di pianificare a medio lungo anche per il brand awareness e i conseguenti investimenti richiesti, nonché i costi di creatività che tutti tendono a mettere in secondo piano e che, per essere efficaci nella comunicazione, non possono essere una tantum. Quanto emerge dal rapporto non è solo il frutto di una crisi congiunturale, che sicuramente sta accelerando il processo. E’ la crescente consapevolezza da parte dell’impresa di voler raggiungere direttamente il proprio target, conoscerlo per nome e cognome e di agganciarlo in tempi rapidi. In sintesi: di monetizzare gli investimenti nel breve. Infatti le pubbliche relazioni crescono del 2,4%; gli eventi del 3,8%; il mobile advertising dell’8%; il search engine addirittura del 12%; l’email marketing del 4%. Il Direct Marketing, invece registra uno 0%. Il D.M. rimane invariato perché, così come l’advertising tradizionale, è sovrautilizzato ed il target ne è sovraesposto. Chi non è del mestiere difficilmente si ferma a leggersi i depliant o le offerte che a tonnellate riempiono la cassetta delle lettere. Se non sbaglio, inoltre, il ROI del D.M. si attesta attorno all’1%, quindi figuriamoci l’economicità dell’iniziativa. I media digitali oltre ad avere dei costi di produzione mediamente inferiori (ma NON ZERO) rispetto ai tradizionali, hanno dalla loro la misurazione, la targetizzazione e la possibilità di entrare direttamente in contatto con il potenziale cliente. Anche l’email marketing (IMHO) a breve vedrà la propria fine, a meno che effettivamente non cambi nell’approccio abbandonando l’approccio “volantino” e l’email torni ad essere uno strumento di relazione.

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La banca si fa rete

Fineco si fa rete. Una campagna di lead generation che fa leva sui contatti diretti e che, nel più classico stile di diret marketing,  offre  in cambio di premi: azzeramento spese di tenuta conto per un anno, punti fedeltà, bonus. Una nuova parte, invece, punta alla brand awareness e permette di scaricare le due immagini qui riportate, suggerendo di caricarle nel profilo Facebook, in MySpace o MSN. Qui, invece, al cliente non viene nulla in cambio. Funzionerà? beh, intanto io ne ho parlato…

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Un “oggetto” tutto da leggere

    L’importanza del campo oggetto di un’e-mail è assodata: da esso dipende il successo di una qualsiasi comunicazione. Ultimamente noto il diffondersi di un’abitudine: utilizzare il campo oggetto come “corpo” dell’email, in particolar modo tra colleghi. Sembra quasi che l’email stia diventando uno strumento di istant messaging, alla stregua di un sms o di un post su twitter. L’email passa da strumento di comunicazione asincrona a strumento di comunicazione sincrona, non negli aspetti tecnologici ma negli intenti di chi la invia. Tra le modalità di comunicazione, l’SMS è quello maggiormente diffuso. E’ probabile, quindi, che si tenda ad omologare i comportamenti comunicativi al mezzo che maggiormente si utilizza. Un’implicazione abbastanza significativa nel marketing e, in particolare nel direct marketing, dove l’abuso dell’email per le comunicazioni sta creando non pochi fastidi agli utenti. Come utilizzare questa tendenza?  Ecco alcuni spunti di riflessione: alcuni possono essere già in atto, altri possono essere stupidaggini. Ma nei brief si butta sul piatto tutto e poi si screma, no? Ripensare il principio di e-mail marketing, abbandonando la comunicazione di tipo push per favorire la conversazione. Rivedere i client email: integrarli realmente su sitemi di microblogging, di istant messaging, ecc. Ora non ricordo quale servizio di IM fosse (mi pare google), che inoltrava via email i messaggi ricevuti attraverso l’IM quando si era off-line e, rispondendo all’e-mail il messaggio veniva spedito all’IM client. integrazione SMS-EMAIL. Io lo facevo già 4 anni fa con un cellulare di serie Z

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