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Tag: Marketing

Branding all’Italiana

La dimostrazione che non basta cambiare marchio se sotto non c’è il prodotto. Un marchio se fondato su valori e identità dura, altrimenti deve riciclarsi periodicamente per darsi una rinfrescata. il PCI era la Coca Cola (identità, storia, valori, riconoscimento), dal PDS in poi abbiamo i prodotti civetta.  

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The forgotten social media

An old motto said that you have to know where you are from in order to know where you are going to. When Mark Zuckeberg created facebook, his main purpose was to create a tool able to get people in touch and to know the day by day of your friend. The same motivation it was about mySpace before the Facebook’s birth. Motivation still alive in a large part of the 2.1 billion internet users. Even if often blogger and social media experts use to point out the conversation as the main driver in social networking, reading about social media marketing and attending to workshops it seems that the human part of social media has been forgotten. The “X step to” and “how to” approach suggested by many blog posts often highlight the human part in social media relationship but they treat it as a variable in a complex analytical model without describing exactly what does it mean. Perhaps it is the natural development. Anyway the more you remember why people use social media and the less you think in business-mind oriented approach, the more you will be effective. So, It isn’t philantropy to just remember that in social media there are human beings, nor target or audience.  

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Social Media: solo il 16% misura il ROI, totalmente assenti nelle Intranet

Se prima era solo un sospetto ora è la certezza. Il ROI non è una prassi. Lo rileva la ricerca pubblicata su eMarketer: solo il 16% degli intervistati misura le azioni sui Social Media. Un altro elemento rilevante che emerge è che i Social media sono quasi totalmente assenti nelle intranet aziendali, benché dopo il marketing l’internal collaboration and learning sia l’area aziendale che ne fa maggior utilizzo. Leggendo i dati pubblicati emergono due aspetti: 1)      I Social Media sono visti principalmente come strumento di marketing 2)      I social Media non devono “sporcare” i sistemi aziendali. Infatti si rileva che o sono applicazioni a se stanti o sono sviluppati sul web. Non vengono mai integrati, ad esempio, nella Intranet A questo si aggiunga che il ROI non è mai quasi misurato, ed ecco che si capisce perché c’è il rischio che molti progetti sui social media risultino fallimentari.

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Social Media e B2B, luci e ombre

Attenzione, vi svelo un segreto: i social media si basano sulle persone! (che scoperta, eh?). Ve ne svelo (anzi vi ripeto quello che ho detto prima qui e poi qui) un altro: anche il B2B si basa sulla relazione tra le persone. Quindi condivido quanto dice Dirk Shaw su Social Media Today: “The phrase B2b has always puzzled me; it implies that two businesses or logos are conducting a transaction. When in reality it is people who are making the decision.” Gira e rigira la questione rimane sempre la stessa: è la relazione che conta. E se il Consumer riesce a sfruttare il social media per creare una relazione con migliaia/milioni di persone, perché non potrebbe sfruttarlo il B2B che dalla sua ha il vantaggio di avere un numero più contenuto di contatti? Come è sottolineato da PR-SQUARED è una questione di mentalità: “Arguments against tapping Social Media in B2B circles range from “we already know all of our customers” to “we have a very technical, specialized product” to “our customers are very conventional,” etc.” Cambia la lingua, ma gli argomenti sono quelli che si sentono quotidianamente. Tuttavia, è confortante leggere l’indagine di Forrester Research sui Buyer B2B. Alcune evidenze emerse dalla ricerca: 91% of these technology decision-makers were Spectators — the highest number I’ve ever seen in a Social Technographics Profile. This means you can count on the fact that your buyers are reading blogs, watching user generated video, and participating in other social media. Note that 69% of them said they were using this technology for business purposes. Only 5% are non-participants (Inactives). 55% of these decision-makers were in social networks (Joiners) — despite as mature businesspeople and not college students, you’d think they’d be participating a lot less. 43% are creating media (blogs, uploading videos or articles, etc.) and 58% are Critics, reacting to content they see in social formats. Again the numbers are very high compared to other groups we’ve surveyed, and again the level of participation for business purposes is also very high. Chiaro è che non si deve farsi prendere da facili entusiasmi. Come evidenziato nell’articolo di Reid Carr, una strategia sui social media ha senso se il nostro target è on-line.

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Addio Web Advertising, non ci mancherai

  Il Web non è fatto per l’advertising. Come sostiene Eric Clemos (via Luca De Biase):  “The expected drop in internet advertising revenues this year was neither unpredictable nor unpredicted, nor was it caused solely by the general recession and the decline in retail sales […]Pushing a message at a potential customer when it has not been requested and when the consumer is in the midst of something else on the net, will fail as a major revenue source for most internet sites.  This is particularly true when the consumer knows that the sponsor of the ad has paid to have this information, which was verified by no one, thrust at him.”  Come ho avuto modo di dire parlando di Facebook (commentando questo post e anche questo), stiamo parlando di uno scenario molto diverso rispetto alla fine degli anni 90 e agli inizi del 2000. La visione della comunicazione d’azienda deve essere rivista considerando che:  L’informazione è decentrata. L’utente non è più solo fruitore di contenuti, ma li genera. Nella marea di informazioni e di messaggi che invadono il web, sono stati sviluppati filtri cognitivi che ci rendono impermeabili alla pubblicità. Anzi, di più. Siamo diventati refrattari a tutto ciò che ci viene imposto come comunicazione. O ne siamo partecipi, o non ce ne frega nulla. Se un banner o un qualsiasi AD mi rallenta il caricamento della pagina, non solo mi infastidisco, ma il brand di quel poveretto che ha investito riceve pure un danno di immagine.  La brand awareness non passa più attraverso le impressions o i click through. E’ definita dalla conversazione tra gli utenti in rete.  Il web è Relazione. Io azienda non sono un emittente, non sono un soggetto che comunica, ma un soggetto che fa parte di una conversazione dove il mio contributo vale in potenza tanto quanto quello di un singolo blogger. Quindi in rete si dovrò bandire la vecchia frase tanto cara a molti imprenditori “azienda leader nel proprio settore”. Se lo sei, ti verrà detto. Altrimenti non lo sei, mettiti l’animo in pace, stai sereno e fai il tuo lavoro.  Il web non è altro rispetto all’off-line. La distinzione tra on-line e off-line è inesistente. Chi frequenta la rete sono le stesse persone che incontro ai meeting, ai convegni, al bar mentre bevo lo spritz. Non sono schizofrenici (mediamente) e in rete portano gli stessi valori e le stesse caratteristiche che hanno tutti i giorni. Allo stesso modo l’azienda è una, sia on sia off line. Gli interlocutori (il target) sono gli stessi. Quindi la mia immagine deve essere coerente su tutti i fronti. La mia comunicazione, nei contenuti ovvio non nelle forme, deve essere la stessa.  Internet non è un…

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