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Tag: Social Media

Internet is a mass media

Among the most fortunate mass communication theories, the Katz & Lazarsfeld’s “Two steps flow of communication” during the 40s described a model where a message  broadcasted by a source is captured by an opinion leader who, because his/her reputation among the society, is able to influence the audience’s behavior. Basing on this research, marketing and public relations payed a lot of attention to choose testimonial to be used in above or below the line campaigns. When in the early 2000s came out the “Web 2.0”, it seemed that model was intended to disappear. Observers and researchers welcomed with a great passion this collaborative circumstance, highlighting the direct access to information, the decentralization of content production, the disintermediation between producer and consumer, the possibility to directly engage with the source. All connected people would have been able to access the information, to elaborate them and share the results. The opinion leader’s role appeared to be definitely got discussed. From opinion leader to hub Actually some changes happened, but only on a exterior level. First of all new personalities came to light. They, missing the web, probably wouldn’t ever get visible. Second, we paid more and more attention to conversation generated on-line and contents themselves became often mainstream. The basic  communication flow, anyway, has been almost unchanged, but transforming the “two-step flow” into “multi-step flow”. A proof of that is the fast growing development of reputation and influence measurement tools such as Klout and Kred. Supposing that every internet user is potentially an hub of a subnet, composed by its contacts, the communication flows from a source is captured by the “hub” that broadcasts to the subnet. Message’s viral degree, that is the message’s ability to be propagated, depends on hub’s reputation and the ability to influence the subnet. From hub to influencer If initially it seems that the individual centrality in message propagation has been improved, recalling the Katz & Lazarsfeld theory, the only true difference relies more on the number of required steps to reach the influence, than on the social dynamics themselves. In the sociologists’ theory, indeed, an opinion leader’s main characteristics were the most access to media, a more literate understanding of media content, the ability to explain and diffuse the content to others. If the access to media problem appears to be solved,  the ability to understand and to broadcast media content is still today the common feature between mass and social media. Katz & Lazardfel, furthermore, concluded their researches highlighting that personal influence (set by interpersonal relationship) is more important than the mass media. Starting from these observations, also today, enterprises plan word-of-mouth marketing, viral marketing campaigns and PR Tatics. Features such as Retweets, Sharing, Comments (that is all the features releated to…

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Piccoli social crescono

Più piccoli sono, e più pensano a coinvolgere i propri clienti. E’ spesso un luogo comune, piuttosto errato, pensare che chi utilizza bene i social media siano solo le grandi imprese. E’ vero, sono quelle che dedicano maggiori investimenti in termini di tempo e denaro. Le piccole imprese, tuttavia, sembrano aver compreso meglio le potenzialità dei social media. Infatti, mentre le Medie imprese sembrano essere più concentrare a sviluppare una base di follower, le piccole – ed in particolare nel B2B – preferiscono puntare su una base piccola e creare una relazione forte. Queste alcune delle evidenze della ricerca “Path to Influence: An Industry Study of SMBs and Social Media” condotta da Vocus e Ductape che ho sintetizzato per SNID

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Social Media: gestione del presidio e automatismi

La gestione del presidio dei social media non è semplice e la sua complessità cresce in modo esponenziale all’aumentare del numero di account che apriamo e dalla molteplicità di usi che ne facciamo. Ogni social network ha le proprie specificità, sia dal punto di vista tecnico sia – e soprattutto – dal punto di vista sociale. LinkedIN, ad esempio, è un network professionale il cui obiettivo è quello di agevolare le opportunità di business. Facebook è un  network sociale nato principalmente per creare e coltivare amicizie. Twitter, permette lo scambio di informazioni e di comunicazioni brevi. Quora è un servizio di “domande frequenti”. Un blog serve ad approfondire e raccontare per essere letti. Capirne le specificità e le differenti finalità è essenziale e deve portare a porsi delle domande: Per quale motivo mi sono iscritto a Twitter/Facebook/LinkedIN/Quora ecc? Cosa voglio condividere su questi account? Che tipo di informazioni cerco? Chi sono i miei contatti? (amici, colleghi, partner?) che tipo di rapporto ho con loro? (amicizia, professionale, nessuno?) Quale comportamento devo tenere? (formale, informale, ecc.) La prima domanda è quella più essenziale e a monte deve avere dei ragionamenti e una pianificazione seria degli obiettivi. Non è un mero esercizio retorico o intelletuale. Dalla risposta a quella domanda derivano tutto un insieme di considerazioni che determinano le scelte successive come, ad esempio, automatizzare e come il processo di condivisione tra i network. La condivisione automatica dei contenuti (syndacation) è oramai una prassi diffusa in particolare da chi usa il social network come strumento professionale. Il limite di questo processo è che, se non ben governato, rischia di creare dei danni come, ad esempio, propagare contenuti strettamente personali su network professionali o, al contrario, torturare i nostri “amici” con contenuti professionali. La soluzione ideale sarebbe gestire separatamente e manualmente ciascun network, ma è comprensibile anche che farlo chiede molto tempo. L’approccio realistico è la pianificazione dei contenuti e la gestione della pubblicazione in modo mirato, come un cecchino: Individuare il target Sapere quali canali utilizza Imparare come li utilizzano i nostri “concorrenti” Selezionare i contenuti maggiormente adatti Distribuire i contenuti SOLO attraverso i canali che meglio rispondono ai nostri obiettivi e al nostro target In sintesi, pensare ai social media non come un medium ma come a una forma di interazione e, quindi, dare informazioni utili alle persone giuste.

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Italian Social Media Emargination

Sono rammaricato e in parte frustrato nel vedere come l’Italia, il sesto paese europeo per numero di utenti internet, abbia un approccio snob e “nazionalista” nell’utilizzo del mezzo. L’italiano interagisce e pubblica solo in Italiano e, tutto ciò che è in Inglese, semplicemente lo snobba. Un nazionalismo molto probabilmente dettato da mancanza di conoscenza della lingua (l’Italia è al 23° posto per l’indice di conoscenza dell’Inglese). Ho visto molti giornalisti e blogger italiani rinunciare all’utilizzo del britannico idioma in favore di quello tricolore. E sono convinto che la loro non sia stata una scelta voluta, ma di necessità. Chi ha tentato di adottare l’inglese come lingua ufficiale della propria attività in rete, ha sicuramente registrato un calo drastico di partecipazione. Il problema non è il campanilismo o la sudditanza all’imperialismo anglosassone, ma di relazione e comunicazione ed anche di opportunità. L’inglese resta pur sempre la lingua straniera maggiormente diffusa al mondo come seconda lingua. Un paese che si sta sforzando per tenere il passo con il mondo e magari è anche fucina di idee e tendenze, isolandosi dal contesto globale per la mancanza di conoscenza della lingua internazionale, resterà continuamente fanalino di coda dello sviluppo mondiale ed emarginato.  

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