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Tag: Turchia

Turchia. Old e new media in #occupygezi

Relativamente a quanto succede in Turchia, non tornerò a ripetere quanto ormai e noto sulle cause e sulle dinamiche che stanno interessando la protesta e nemmeno del ruolo che ha avuto Internet ed in particolare Twitter nella comunicazione e nell’organizzazione delle manifestazioni. Tuttavia conoscendo il grado di digitalizzazione del paese, la domanda  è: davvero è stato sufficiente Twitter a far crescere la partecipazione? Internet qui, secondo gli ultimi dati di Internet World Stats, raggiunge il 45,7% dei cittadini ed è particolarmente concentrato nelle regioni delle prime tre grandi città (Istanbul, Ankara e Izmir). Confrontando i luoghi delle proteste con la distribuzione del tasso di penetrazione è evidente che Internet da solo non avrebbe potuto smuovere la massa che è scesa in piazza in questi giorni in, ricordiamolo, oltre 90 città. Allora come è stato possibile tutto questo? Esistono diverse concause: Attivismo dei giornalisti della carta stampata. In generale ciascun giornalista ha un account Twitter su cui è attivo, non solo per sindacare i propri articoli ma in costante contatto e relazione con i propri follower/lettori. Quanto avvenne a Taksim, quindi, fu subito a portata di mano dei giornalisti che iniziarono subito ad osservare quanto stava accadendo e ad intervenire direttamente come hub e amplificatori. TV locali. come l’Italia, anche la Turchia ha una media di tempo di consumo televisivo superiore alla media mondiale, in particolare le TV locali. Esse hanno coperto in modo completo e costante quanto accadeva a Taksim prima e nei vari centri successivamente. L’assenza dei network nazionali. Come risaputo, i network nazionali non hanno coperto l’evento e, quando l’hanno fatto, lo riportavano in modo strumentale. Cosa puntualmente smentita subito a mezzo Twitter dai manifestanti e successivamente dalla carta stampata. Eccezione di questo è Halk TV che ha sempre coperto l’evento in diretta, mentre altri canali (come CNN Turk o NTV, per citare i più noti) trasmettevano documentari o intrattenimento. Network internazionali. In Turchia la TV satellitare gratuita è molto diffusa. CNN e BBC sono stati tra i primi network internazionali a coprire gli scontri a Taksim e a trasmetterli. CNN e BBC sono normalmente visibili su satellite e, in abbonamento, anche con il doppiaggio o il sottotitolo in Turco. Ciascuno, quindi, ha avuto un ruolo ben distinto: Twitter è stato lo strumento organizzativo e di comunicazione tra i manifestanti, ma anche la fonte principale per la carta stampata. TV locale è stata la prima fonte di informazione territoriale, che ha attirato i manifestanti a Taksmi TV nazionale (ad eccezione di Halk TV) si è prestata come organo di informazione “governativa”. I Network Internazionali hanno giocato come informatore all’estero e come watch dog nei confronti dei network internazionali, allo stesso tempo informando la popolazione locale. In questo contesto ritengo…

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Cosa sta succedendo in Turchia

Solo oggi i media italiani hanno iniziato a parlare delle manifestazioni in Turchia. Ieri la stampa internazionale, a cominciare dal Guardian, avevano puntato l’attenzione a Piazza Taksim ad Istanbul e a #occupygezi. Come riportano tutte le testate, la manifestazione nasce per salvare Gezi Parki, un giardino in zona Taksim che dovrebbe essere smantellato per lasciar posto ad un centro commerciale. La protesta, iniziata Lunedì 27 maggio, in realtà ormai è divenuta una protesta contro il governo Erdogan e la sua deriva autoritaria. La protesta arriva dopo una serie di leggi, di proposte di legge ed interventi adottati dal governio di AKP che, grazie al suo 50%, ha costantemente ignorato e (laddove necessario) represso ogni forma di protesta della società civile (legge sull’alcol, obbligo di prescrizione medica per la pillola del giorno dopo, e altre iniziative come la demolizione dello storico cinema Emek di Istanbul). Ciò che differenzia questa manifestazione da tutte le altre è che per la prima volta, l’interesse che si cercava di tutelare era un bene pubblico difeso da laici e religiosi, oltre ogni forma ideologica e ha interessato un numero elevato di persone. La reazione è stata, come di solito avviene, sproporzionata con veri e propri attacchi da parte delle forze dell’ordine a manifestanti pacifici. Nei social media l’informazione ha corso alla velocità della luce, mentre i media nazionali tacevano o limitavano le notizie. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora quello che succederà non lo sappiamo. In questo momento, mentre continua l’azione repressiva, anche internet inizia ad avere problemi…

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Pionerando

  Ecco in anteprima il mio post in uscita oggi su Pionero.IT *** In un report che pubblicai qualche mese fa, evidenziai come la Turchia – a differenza di altri paesi – avesse una infrastruttura di servizi di rete molto più sviluppata rispetto alla reale domanda presente sul territorio. Sebbene, infatti,  secondo i dati di Internet World Stats il tasso di penetrazione di Internet è pari al 45,7% della popolazione  (in Italia è il 58% circa), il paese sta incrementando notevolmente gli investimenti nel digitale ed in particolare nel settore dell’e-commerce. Nonostante i recenti dati evidenzino che solo il 4% degli utenti internet sia cliente di siti e-commerce, nel 2011 il settore ha registrato un giro di affari pari a 12, 7 miliardi di dollari, con un incremento del 50% rispetto il precedente anno ed è previsto che raggiunga i 140 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi 3 anni. Secondo calcoli basati su dati raccolti e riportati da Reuters, i Turchi hanno speso on-line 450 milioni di dollari in vestiti e accessori, 395 milioni in alimentari e 2,1 miliardi in tecnologia. In Turchia ci sono oltre 10.000 imprese di e-commerce e negli ultimi due anni le start-up internet hanno attratto investimenti esteri per un ammontare di circa 750 milioni di dollari. Una situazione molto frammentata che sta saturando il mercato interno e che potrebbe limitare l’afflusso di capitali esteri. Infatti, benché l’infrastruttura bancaria e logistica del paese costituisca una grande attrattività per gli investitori, il problema di fondo che si evidenzia è la mancanza di un target. Soprattutto i brand più piccoli, a fronte di una crescente competizione, stanno riscontrando enormi difficoltà nella profittabilità del business. Secondo molti analisti, nei prossimi anni si assisterà ad una ristrutturazione del settore attraverso acquisizioni, fusioni ed anche fallimenti di imprese. Nel frattempo il governo si appresta ad attuare il nuovo Codice del Commercio Elettronico con il quale si conta di dare maggiore impulso alla domanda, alla creazione di nuove nicchie e, quindi, all’appetibilità per ulteriori investimenti. Alcuni degli e-commerce piu’ popolari. Hepsiburada.com è il più grande e importante dei siti di e-commerce in Turchia. Specializzato principalmente nell’elettronica, il sito nel 2012 ha registrato ricavi per 300 milioni di dollari. Yemeksepeti.com è un e-commerce di ristorazione, attraverso cui è possibile prenotare e farsi recapitare a domicilio pietanze da diversi ristoranti presenti in zona. Il modello di business prevede tempi medi di consegna che variano tra i 10 e i 45 minuti e pagamento alla consegna. Di recente l’azienda ha annunciato di volersi espandere in altri tre paesi attraverso acquisizioni mirate. Markafoni.com è un e-commerce attivo nel settore moda. Nato nel 2008 in un piccolo ufficio ad Istanbul, oggi conta 600 dipendenti e una rete ampia di siti di e-commerce collegati, con una crescente presenza anche in altri 8 paesi tra cui le recenti Ucraina e Polonia, grazie…

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Il potere dei comici*

*di Özgür Mumcu pubblicato su Radikal  il 28 Febbraio 2013 traduzione dal turco di Simone Favaro “Secondo Grillo Il Movimento 5 Stelle ha i piedi nella gente, la testa in internet. Pertanto anche se la maggior parte del lavoro è su Internet, un’altra parte importante consiste nella strada.” Potrebbe riuscire un comico Italiano nel 2013 in ciò che non fece un comico Francese nel 1981? Possibile, guardando i risultati delle elezioni İtaliane che si sono manifestati questo lunedì. Il coraggioso e sorridente comico dal cuore gigante Coluche, decide di partecipare alle elezioni presidenziali del 1981 in Francia. Diceva di essere il candidato dei fannulloni, dei drogati, degli omosessuali, delle donne, dei parassiti, dei giovani, degli anziani, degli artisti, degli evasi dalle carceri, dei travestiti, dei pazzi, dei vecchi comunisti, dei neri, degli arabi, dei Francesi e del non voto. I sondaggi elettorali prevedevano che avrebbe preso il 15%. Il pagliaccio dal naso rosso Coluche durante la campagna elettorale aveva disturbato l’intera classe politica Francese dicendo “La politica è semplice, basta avere una buona coscienza e per questa una memoria corta”. Si ritirò dalla competizione poco prima delle elezioni dopo l’omicidio del suo regista. Lunedì il Movimento 5 Stelle fondato dal comico Italiano Beppe Grillo è diventato il terzo partito d’Italia (si basa sul risultato di coalizione, NdT) prendendo il 25% dei voti. La famosa rivista di tecnologia Wired ha valutato i risultati delle elezioni come la trasformazione di un blog di Internet nel terzo più grande partito d’Italia. Per dichiarazione anche dello stesso Grillo che ne è il megafono, il movimento originariamente si organizza via Internet. Alla base dell’organizzazione c’è il blog personale del comico. Secondo Grillo Il Movimento 5 Stelle ha i piedi nella gente, la testa in internet. Pertanto anche se la maggior parte del lavoro è su Internet, un’altra parte importante consiste nella strada. Già il 5 Stelle deve alle manifestazioni di strada la comprensione della sua forza di massa, in particolare al V-day. Scrivere a cosa è equivalente la V nell’espressione V-Day potrebbe portare a problemi legali, mi accontento di dire solo che quella V è l’abbreviazione della parola Italiana “Vaffanculo”. Da noi (in Turchia, NdT) potrebbe forse essere tradotto come S-Günü (1). Quello che si vede in Italia, è lo scendere in campo della scelta anti sistema. Respingendo i partiti tradizionali, la formazione politica populista senza una apparente linea ideologica è il problema. Ma realmente è questa la questione. La direzione uscita dopo il voto per uscire dalla crisi vede all’ordine del giorno una grande coalizione tra centro sinistra e centro destra. In questa eventualità si determina la crescita maggiore della opposizione al sistema e la possibilità che il partito di Grillo prenda la metà…

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Una smart app per una smart city

“Per fare una smart app ci vuole una smart citt, per fare una smart city ci vuole un governo smart”. A parte gli scherzi credo che l’applicazione Izmir Büyükşehir Beldesi 1.0 sia tra gli esempi migliori di applicazione mobile per ii cittadino. Non solo per il tipo di contenuti veicolati, ma soprattutto per il modo in cui sono fruibili. Due colori (bianco e nero), alto contrasto, icone ben identificabili, navigazione semplice, touch funzionale. Al momento l’applicazione è in sola lingua turca e contiene forse non molte informazioni: Notizie, Orari dei mezzi pubblici, Farmacie di turno per quartiere, Notizie e Annunci, Avvisi di sospensione del servizio idrico, Numeri utili. Certo è che con una base come quella impostata, l’ampliamento ad altre funzioni è semplice. L’idea che ne esce è di una città che si appresta appresta ad essere smart. Non solo nelle app. Infatti, guardando all’applicazione degli orari degli autobus, ho realizzato che gli orari  sono simmetrici in entrambe le direzioni. Ovvero: per ogni autobus che parte da un capolinea, vi è un altro autobus che parte in direzione opposta dall’altro capolinea. Esattamente come avviene per le metropolitane. Questo permette di avere una circolarità del trasporto che garantisce una copertura frequente delle distanze. Come avevo avuto modo di evidenziare in un altro post, le pubbliche amministrazioni turche sembrano essere molto pıù pronte al digitale di quanto lo siano cittadini e imprese.

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