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Tag: Web 2.0

Appello alle aziende: abbandonate il social web fin che siete in tempo

Aziende, andate via dai social media, non sono per voi: Se pensate che vi faranno aumentare le vendite, lasciate stare Se pensate di poter “controllare” i flussi di comunicazione, rauss Se pensate che siano gratis, svegliatevi (lo sapete benissimo che non esiste il Gratis), un consulente lo dovrete pur pagare, no? Se pensate di potervi tirare indietro una volta iniziato, non iniziate. Non vi sarebbe mai perdonato. Se pensate di veicolare messaggi pubblicitari, compratevi degli spot in TV Se pensate di essere i proprietari del vostro blog, lo sarete solo perché lo avete aperto. Non siete pronti per il social web. Fidatevi, non credete a chi vi dice che vi risolleveranno dalla crisi. Non è vero. Non credete a chi vi dice che vi faranno incrementare le vendite; anche qui vale lo stesso principio di un tempo: se voi valete vendete, altrimenti non cambierà nulla. Se i vostri ricavi sono in calo negli ultimi anni, il social web non vi farà fare il giro di boa. Fatevi una analisi introspettiva e poi parliamone. Quindi, per cortesia, non fatevi abbindolare dai vari “Come fare soldi con Facebook” e fratelli. Se vi sentite incuriositi da questi titoli, vuol dire che non ne capite niente e che vi stanno per truffare. Ve lo chiedo perché non voglio ripetere l’esperienza della new-economy, dove vi siete fatti abbindolare da sedicenti GURU e avete fallito. Formatevi una cultura, utilizzateli, capitene il funzionamento, guardate al vostro interno, riorganizzatevi, e poi (solo allora) valutate se fanno per voi!

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COMUNICARE IL 2.0

Dire che il web 2.0 è una rivoluzione è un falso e antieconomico. Parlare di 2.0 come evoluzione, aggiornamento tecnologico e non rivoluzione, significa inquadrare nei giusti limiti il fenomeno e agevolarne la diffusione nelle imprese. Se le parole hanno ancora una valenza (e a mio avviso ce l’hanno), la cosiddetta rivoluzione del 2.0 è una bufala di dimensioni galattiche. Ho avuto già modo di introdurre l’argomento e di essere accusato di eresia dai network-taliban. Resto tuttavia convinto che nell’avvento del 2.0 si registri SOLO un upgrade di natura tecnologica e non una reale rivoluzione, come spesso si tende a sottolineare. Partiamo dalla definizione di web 2.0 diffusa attraverso Wikipedia (Inglese): “Web 2.0” refers to the second generation of web development and web design that facilitates information sharing, interoperability, user-centered design[1] and collaboration on the World Wide Web. The advent of Web 2.0 led to the development and evolution of web-based communities, hosted services, and web applications. Examples include social-networking sites, video-sharing sites, wikis, blogs, mashups and folksonomies.” Nella prima parte si parla di una “seconda generazione” di applicazioni web che facilitano la condivisione di informazioni, l’interoperabilità., la collaborazione sul Web. Io ho iniziato ad utilizzare la rete a fine degli anni 80 con il mio vecchio Commodore64 collegato ad un Adattatore Telematico (modem) , collegandomi a Videotel e BBS. Già allora esistevano le community, già allora si scambiavano informazioni. L’interfaccia, certo, era a caratteri, gli strumenti limitati, la diffusione della rete non era massiva e limitata ad un nucleo ristretto di utenti, ma la collaborazione esisteva. Negli anni successivi arrivò il Gopher e poi l’http e la possibilità di creare pagine web. La creazione richiedeva la conoscenza dell’HTML e competenze tecniche. Già a metà degli anni 90, molti host rendevano disponibili script in Perl per la gestione dei Forum e Javascript per l’aggiornamento delle news sul sito nonché le “bacheche” dei visitatori (preludio allo user-generated-content). La tecnologia era quella che era e richiedeva delle competenze sicuramente non alla portata di tutti. L’evoluzione tecnologica ha permesso, prima con strumenti WYSWYG e poi con applicativi web based di facilitare la pubblicazione di contenuti e questo ha dato una spinta all’accesso. Ma è una questione meramente tecnologica The term is now closely associated with Tim O’Reilly because of the O’Reilly Media Web 2.0 conference in 2004.[2][3] Although the term suggests a new version of the World Wide Web, it does not refer to an update to any technical specifications, but rather to cumulative changes in the ways software developers and end-users use the Web. Whether Web 2.0 is qualitatively different from prior web technologies has been challenged by World Wide Web inventor Tim Berners-Lee who called the term a “piece of jargon”[4].”…

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Continuiamo a parlarci addosso e le cose cambiano poco

Quanto scriviamo di marketing, comunicazione, web 2.0 (brrr… questo termine mi fa venire sempre i brividi), pr, strategia, ecc ? Quanto realmente le cose stanno cambiando? Non è che forse ci stiamo parlando troppo addosso senza contagiare il mondo esterno? Attenzione, includo anche me in questa categoria. Sia come “blogger” sia come lettore. Chi mi legge è qualcuno che ha già la sensibilità sui temi e, quindi, cerca conforto alle sue idee nelle idee degli altri. Così come vado in cerca di determinati temi in rete perché ho già la sensibilità, la curiosità personale nel volerli approfondire. Non è un approccio vincente. E’ inutile stare qui a dire “come dovrebbe andare il mondo” senza dire al mondo la nostra opinione e senza sentire quali sono le barriere all’ingresso. E’ lo stesso principio per cui un marketer non dovrebbe stare chiuso in ufficio a guardare i freddi numeri di budget, dati demografici, ecc. ma dovrebbe uscire e parlare con la sig. Pina o con il commenda Mario Brambilla di turno per capire cosa vogliono. Penso personalmente che sia tempo di uscire da questo circuito di autoreferenzialità e, almeno, tentare di confrontarci con i nostri committenti. Di parlare con la loro lingua ed i loro riferimenti culturali, per fare capire che quello che si propone non è un attentato, ma un mezzo per farli lavorare meglio. Ma soprattutto, ascoltare quali sono le REALI motivazioni che li rendono restii a determinati approcci. Un lavoro lento, lungo, ma che va necessariamente fatto.

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PR, B2B E SOCIAL MEDIA

Ho condiviso anche su FriendFeed l’interessante post di Wendy Marx su B2BMMarketingPosse. Si inserisce bene nella discussione di come i social media possono essere applicati alla comunicazione B2B. Chiaramente ogni strumento ha le proprie regole, quindi il lavoro del PR che intende utilizzarli aumenta in modo esponenziale a seconda della quantità e del tipo di social media utilizzato. Quindi, come evidenzia Wendy riassumendo il post di Sherik, un comunicato stampa deve: Essere ottimizzato per i motori di ricerca – (si, mi piace!) That means having a headline and keywords (typically three is recommended) sprinkled within your release. It means having a short headline that will be visible within the 65 characters Google displays. It means having hyperlinks and a call to action. Your call to action can be a special offer or the opportunity to get a new article or white paper or book chapter. Ideally, you’ll have a landing page connected to your call to action making it easy for someone to get to and easy for you to track your results. Deve avere una versione per i social media – (si, anche questo…) We find a good way to do this is to use PitchEngine, which not only lets you quickly create a social media release but lets you propagate your release online via sites like Delicious and Stumble Upon. This makes it easy for others both to find and share your release. Onestamente non conoscevo PitchEngine, ovvero un servizio per gestire i social media come press target ed avere un’agenzia che si occupa di raccogliere e diffondere i comunicati. Comunicati che, ovviamente, non sono nel formato classico ma studiati per essere indicizzati e richiamare l’attenzione del “lettore”. Ad ogni medium il proprio messaggio – (verissimo, ma…) E’ chiaro come su Twitter ci siano dei limiti “fisici” di lunghezza (i famosi 140 caratteri) e che necessariamente non si potrà inviare un comunicato classico. Il Tweet, quindi, dovrà avere un titolo conciso e di richiamo e, grazie a TinyUrl o altri, si dovrà inserire il link all’approfondimento. In relazione a Linkedin, pare che Sherik suggerisca di andare a pubblicare i comunicati nei principali gruppi B2B. Io personalmente ritengo che sui social network sia praticabile solo in parte la mera diffusione dei comunicati. Se da utente posso tollerare, anche se poco, un Tweet o un post su Friendfeed, andrei cauto nell’inserimento di un SMR su una news di un gruppo. Un social network è un momento di condivisione, di confronto, di scambio di idee. Postare un comunicato così “a ciel sereno” da utente lo troverei invadente, fuori luogo e, soprattutto, mass-mediatico. La soluzione per cui opterei, piuttosto, è l’apertura di una discussione su un argomento (coerente al gruppo), coinvolgere i partecipanti…

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Transbalkanica, il Primo videomagazine transfrontaliero del Nordest

Vi segnalo che  ogni lunedì alle ore 21.30 (per tutta l’estate) va in onda su Telechiara TRANSBALKANICA, il primo videomagazine transfrontaliero del Nordest, frutto di una serie di scambi culturali con le tv locali o nazionali dei paesi dell’ex Yugoslavia realizzato da Giulia Salmaso. Si tratta del primo caso di coproduzione internazionale per una tv locale del Nordest, poiché il programma è stato realizzato da team multinazionali che hanno collaborato assieme a Giulia Salmaso, nei mesi scorsi, mettendo a disposizione le proprie attrezzature in loco e coinvolgendomi poi anche nello sviluppo tecnologico del progetto e nella fornitura di immagini del territorio. Transbalkanica vuole raccontare ogni Paese balcanico con uno sguardo informale alle sue città, ai suoi cittadini, alle sue abitudini con particolare attenzione alla cultura, alla ricchezza artistica e alla valorizzazione del patrimonio naturale e ambientale. Transbalkanica non è un documentario patinato su un paese che non c’è o che è vero solo per l’obiettivo della telecamera: è un diario di viaggio reale dove si trovano sia nozioni essenziali per conoscere le bellezze del territorio visitato sia interviste con personalità e gente comune, rilevando incongruenze, curiosità e somiglianze con il Nordest. Transbalkanica nasce come sviluppo operativo di un progetto di collaborazione internazionale finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Ufficio Veneto in Europa della Regione Veneto. Il programma andrà in onda ogni lunedì alle 21.30 a partire dal 6 luglio (e prossimamente sarà disponibile su YouTube, presso il canale di Telechiara): le prime 4 puntate sono dedicate alla Macedonia, le altre a Romania, Bosnia e Slovenia. Per chi non ricevesse Telechiara, segnalo che tutte le puntate saranno disponibili a partire dal giorno sucessivo alla messa in onda sul Canale YouTube di Telechiara (http://www.youtube.com/user/TelechiaraProduzioni). Transbalkanica è inoltre su Facebook con una pagina dedicata al programma con foto, video e possibilità di interazione all’insegna del web 2.0!

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