Cresocono i ricavi dei New Media che nel 2009 registrano un + 12%. All’intermo del segmento, le Sofa-TV pesano per il 76%, Internet il 18% e il Mobile per il 6%. E’ quanto emerge dal rapporto “New TV e Media: la crisi accelera la trasformazione”, realizzato dall’osservatorio ICT & Management del Politecnico di Milano. I dati presentati dal rapporto evidenziano due distinte direzioni per i media basati su Internet e su Mobile. Mentre, infatti, su Internet il 98% dei ricavi si hanno dall’Advertising, sul Mobile oltre il 90% deriva dalla vendita di contenuti, in particolare di infotaitment. Per quanto riguarda le Televisioni, invece, il fenomeno mette in secondo piano le piattaforme Internet, Mobile e IPTV privilegiando le satellitari che raggiungono il 40% del mercato televisivo, con la piattaforma SKY che con il suo 84% fa ancora la parte del leone ma vede la competizione del DTT che sale all’11%. Pagamento dei contenuti: alcune considerazioni [IMHO] Se il modello di Advertising è quello che genera ancora i maggiori introiti sul canale internet, molti si stanno chiedendo come rendere appetibile e monetizzabile il contenuto. Una delle questioni poste dall’Osservatorio come opportunità – ma secondo me anche come limite – è che non è stata ancora compresa a fondo la rivoluzione del Social Web. La più grande rivoluzione del social web non è tecnologica ma di modello culturale. Il web sociale si basa sulla condivisione di idee e opinioni. Si basa sulla conversazione e sull’arricchimento della stessa attraverso l’interazione degli utenti. E’ chiaro che in questo modello, il contenuto aperto è un contenuto che accresce il suo valore non nella fase di produzione, ma nei momenti successivi alla sua divulgazione, laddove si genera la conversazione. Il flusso informativo che può generarsi è talmente elevato che l’organizzazione delle informazioni – e la sintesi – per il singolo fruitore diventa difficile. E’ qui dove, a mio avviso, si innesta l’opportunità di business. Infoproduct: un modello possibile? Tempo fa parlai di un caso italiano di infoproduct – dove rischiai anche la citazione in tribunale per uso improprio del marchio [e pensare che li stavo viralizzando, NdR] – che ritenni molto interessante per il modello di business alla base. Il Blog approfondiva temi sulla seduzione, fornendo consigli su conquiste, gestione dei rapporti, ecc. L’utente era invogliato a saperne sempre di più, ad approfondire gli argomenti e, quindi, ecco che arrivava la proposta commerciale di acquistare il manuale. L’idea alla base è molto semplice: distinguere tra il contenuto per la conversazione ed il contenuto commerciale. Dove i due possono coincidere per tema, ma avere approfondimenti diversi. Applicarli per i media è possibile. Però richiede di rivedere l’impostazione e il modo di fare giornalismo e/o televisione. SINTESI Ritengo fallimentare…
Leave a CommentMonth: March 2010
Chi dice che l’Italia è ferma al passo, si sbaglia di grosso. Si, forse taluni conservatori non riescono ad andare un palmo oltre il loro naso. Tuttavia c’è un fermento sotto che negli ultimi anni, in particolare proprio con l’avvento della crisi, sta crescendo e aumentando nel numero e nell’importanza. Internet ne è il driver. Solo dall’inizio dell’anno possiamo citare, una per tutti, iniziative quali Internet è libertà – che ha avuto una grande risonanza. Le fiere si popolano di contenuti legati a nuovi modelli di business, come è successo ad ExpoGradget con il progetto presentato da Maurizio Goetz. E poi la rete ricca e colma di nuovi modi di fare e vivere la società con l’informazione iperlocale ed i business club nati dalla rete: iniziative che non si limitano a restare virtuali, ma che agiscono nel reale facendo “cose”. Quello che tuttavia vedo è che questi fermenti restano isolati, ognuno alla ricerca di un posto di “visibilità”, poco aperti alla collaborazione, allo scambio, alla creazione congiunta di nuovi progetti reali, come nel loro “piccolo” fanno. Sogno, quindi, una società che riesca ad alzare il coperchio che la soffoca, che esploda, si mescoli e generi assieme il futuro, oggi delineato e un po’ disperso da individualismi e protagonismi. Il network è un gioco ma, come insegna la psicologia, il gioco è fonte di apprendimento perché permette al bambino di conoscere ciò che lo circonda. Ed il gioco collettivo permette di sperimentare la possibilità di crescere, evolvere e cambiare. Ecco cosa vedo nel futuro della rete: dopo il primo “gioco” individuale, la possibilità di far sistema e cambiare le regole. Il piccolo “miracolo” di Barack Obama è l’esempio che “si può fare”
2 CommentsDa oggi mi sento autorizzato a non rispettare alcuna scadenza.
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