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Tag: Communication

Bla bla bla… e bla!

Lo spot della Vodafone è emblematico dei tempi: il contenuto non conta, basta parlare (anche a vanvera!). Se la comunicazione fosse un film:  “Non guardarmi, non ti sento” Anche se noi addetti ai lavori continuiamo a portare avanti l’idea di una “rivoluzione” dei modelli di marketing e di comunicazione, ho l’impressione che l’adozione dei nuovi paradigmi sia in generale solo di facciata (con le dovute eccezioni, come ad esempio LAGO). Adottare un modello di Social Business Enterprise significa spostare l’attenzione dall’azienda e dal business in senso astratto, alle persone che costituiscono l’azienda. E’ un paradigma che spaventa perchè annulla e smentisce il vecchio principio per cui tutti sono necessari, nessuno è indispensabile. Se è il singolo a fare la differenza, è chiaro che diventa indispensabile. Questo da un enorme “potere” contrattuale. Vi consiglio il video pubblicato da Edulife: I luoghi della comunicazione La situazione reale in cui si trova la comunicazione d’impresa, mi richiama alla mente il vecchio spot di Pubblicità progresso.

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… inter pares

Forse uno dei segreti del social media marketing è porsi come uno dei membri, non prevalere e nemmeno forzare le cose. Saper ascoltare, essere trasparenti e a avere “buon senso“.  Attraverso il buon Gianluigi Zarantonello, sono arrivato alla lista di 7 consigli pubblicati da Enzo Santagata su Social Media Marketing:   Non parlare ai consumatori. Non vogliono ascoltarti, vogliono essere ascoltati. Offri una ragione per partecipare. Se le persone non percepiscono di ottenere un valore aggiunto dal condividere le loro opinioni, non verranno da te (magari vanno dal tuo diretto concorrente, che ha saputo soddisfarli meglio). Resisti alla tentazione di vendere a tutti i costi. Sperimenta e tieniti aggiornato. Ma soprattutto sperimenta, e se sbagli sperimenta ancora. Ascolta le conversazioni che avvengono anche al di fuori del tuo sito. E partecipa anche lì indicando chiaramente chi sei e perchè stai partecipando. Chi ha provato a fare il furbo è stato smascherato prima che potesse rendersene conto. Cedi il controllo della comunicazione. Non aver paura di aprire le tue porte alle critiche. Quando una community si sente controllata e forzata verso una direzione a senso unico imposta dall’azienda, non dura molto. Fai in modo che nella tua organizzazione ci siano quante più persone possibili che abbiano un background composto dal pensiero pragmatico da uomo di marketing, dalla curiosità incosciente di un sociologo e che siano grandi appassionati di social network. Condivido totalmente i punti 6 e 7. Difficile però trovare questa sensibilità. Richiede, ancora una volta, un cambiamento nella cultura aziendale. Se si pensa che solo oggi le aziende iniziano a comunicare in stile anni 80, probabilmente dovremo aspettare il 2020 perchè si accorgano che fanno parte di una Conversazione e non di un monologo. Per piacere, smentitemi!

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Il comunicatore italiano, un esecutivista senza strategia

Non sono rare le discussioni sul tema “comunicazione” in cui si percepisce chiaramente che chi scrive e chi domanda è un puro esecutivista, senza visione strategica e, quello che mi spaventa di più, senza cultura di comunicazione. Trovo gente che pone come questione di vita o di morte se sia meglio una e-mail al giorno o una alla settimana, che chiede se i comunicati stampa devono essere inviati entro le 11.00 o si possano inviare quando si vuole. All’opposto, non trovo mai nessuno che ponga questioni di natura “strategica” su dinamiche di mercato, su trend, su analisi della concorrenza… insomma, su tutto ciò che potrebbe essere utile a definire un piano strategico. Per carità le domande poste sono legittime, se fatte da uno che di comunicazione non ne capisce un fico secco. Ma da un professionista non posso sentirmi dire: Spesso mi capita di vedere dei concorrenti che riescono a farsi pubblicare sui vari portali tematici per ogni stupidaggine che fanno. Chiaramente hanno un ottimo writer (Writer?? Ora l’ufficio stampa e pubbliche relazioni vanno a scrivere con le bombolette sui muri? NdR ) che bombarda di “press release” i vari siti in questione. Ma quello che non capisco e come fanno i player stranieri che riescono comunque e sempre ad essere ripresi anche qui da noi, quando non credo si degnino di aggredire i media italiani con fiumi di comunicati. C’è qualche servizio serio per comunicare globalmente senza rivolgersi ad un’agenzia di comunicazione per ogni paese in cui si vuole operare? E’ a dir poco imbarazzante vedere come non ci si ponga nemmeno il quesito che, forse, chi riesce a farsi riprendere “per qualsiasi stupidaggine” magari abbia fatto nel tempo una azione progressiva di brand awarness e sia riuscito a catalizzare l’interesse degli opinion leader. Ci si pone il quesito di quale servizio utilizzare su scala globale, e non di come ci si vuole posizionare. Si da per scontato, infine, che la comunicazione sia indifferenziata tra nazione e nazione. Non si valuta minimamente la possibilità che esista una diversità culturale ed economica che, nonostante la globalizzazione, continua a persistere tra nazione e nazione.  Insomma manca totalmente un approccio strategico. Domandiamoci, poi, perché i budget vengono tagliati e perché le imprese lamentino dei ritorni sugli investimenti.  Bah, resto basito, basito e, ancora, basito.

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