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Tag: Internet

Turchia: “Giù le Mani dal mio Internet”

E’ l’urlo dei Turchi che domani scenderanno in piazza contro la legge-censura che entrà in vigore il 22 Agosto e che li constringerà a scegliere tra 4 profili di accesso: Standard, Family, Children, Domestic. Il movimento si è organizzato su Facebook, è distribuito e diffuso.

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Censura: la politica mondiale contro la rete libera

Domenica 15 Maggio la Turchia scende in piazza contro la Censura alla Rete.  La protesta, che in queste ore si sta organizzando su Facebook, nasce come opposizione alla legge emanata lo scorso febbraio dal BTK (Commissione per l’Information Tecnology del Primo Ministro) che entrerà in vigore il prossimo 22 Agosto. L’intento ufficiale della legge è di salvaguardare gli utenti da siti collegati al terrorismo e alla pornografia / pedofilia. Il testo prevede, infatti, che i cittadini dovranno scegliere tra 4 profili di accesso alla rete: Standard, Family, Children, Domestic (solo siti turchi). Nonostante l’assicurazione da parte del presidente del BTK che l’accesso con filtro Standard avrà restrizioni quasi nulle, il problema principale evidenziato è la trasparenza sulla lista dei siti “proibiti” nei vari filtri che oggi non è nota e, pare, rimarrà vincolata al “segreto”. EUROPA: UNO SHENGHEN PER LA RETE Mentre faccio ricerche per questo post, attraverso OpenNet Initiative vengo a conoscenza che lo scorso Febbraio, durante un meeting chiuso il LEWP (che fa capo al Consiglio dell’Unione Euriopea) ha discusso  il piano “Secure European Cyberspace“, il cui intento è filtrare i contenuti illeciti, apportando le stesse motivazioni di base della Turchia e della Cina ovvero “la tutela” dei cittadini, anche se dall’incontro non è emersa alcuna definizione di “contenuto illecito”). “The Internet is a public place, like a public square, the TV or radio, and should be subject to norms and regulations and not become a free-for-all” [Ivan Koedjikov, head of the Department of Information Society and Action against Crime at the Council of Europe] – Fonte: Deutsche Welle Il filtro di internet è già applicato in Europa da paesi come Olanda, Norvegia, Filandia e Danimarca dove sono bloccati alcune tipologie tra cui i siti pedo-pornografici e di file sharing. Su Google gli articoli usciti relativi al “Secure European Cyberspace”  

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Internet costa diverso

Internet costa diverso. I costi reali della rete non si misurano in tecnologia,  ma in tempo e conoscenza del mezzo. Tecnologia:  può costare effettivamente meno Ammortamento: migliore grazie alla scalabilità Richiede continuità di lavoro/persona Richiede conoscenza dello strumento e competenze trasversali il lavoro inizia  e non finisce con il go-live

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Energia: imparare dal web

Se tra i vostri contatti Facebook, Twitter, LinkedIN avete followers residenti in altre nazioni, avrete fatto caso che dalle 4 del pomeriggio in poi si assiste ad un turn over degli utenti perchè, mentre noi usciamo dagli uffici e entriamo nella fase “notturna” un’altra parte del mondo inizia la propria attività. In linea teorica, quindi, io potrei rimanere collegato H24 ed essere continuamente alimentato da informazioni. Uno dei limiti del fotovoltaico, dell’eolico e di altre fonti rinnovabili è che in assenza di sole o di vento i sistemi smettono di generare energia e, come ricordava Chicco Testa ieri sera a Otto e mezzo, o si trova il modo di immagazzinarla o ci si deve attaccare alla “cara vecchia mamma Enel”. Ma se fossimo in presenza di un sistema distribuito “planetario”, in modalità peer-to-peer all’interno di una rete integrata? E’ chiaro che nei momenti di calo energetico, la rete sarebbe in grado di trovare altre fonti da cui attingere. Un po’ come avviene con Torrent e eMule che prelevano i file da più fonti e distribuiscono il download a seconda delle richieste. Un sistema che permetterebbe agli stati di non preoccuparsi dell’auto-sufficienza e consentirebbe di poter contribuire ciascuno per le fonti a disposizione. Non è importante se ho un 486 o un mainframe, l’importante è condividere quello che si riesce a produrre. Su scale minori esempi di questo tipo esistono in Alto Adige e in Germania. Vivono, comunque, legati ai micro-climi e quindi sono sistemi a black-out potenziale. Il limite sta proprio in una logica di sistema chiuso. Ma se fossero realmente distribuiti e connessi a una rete mondiale? Trasformando ciascun edificio in una piccola centrale – come dice Jeremy Rifkin nell’intervista rilasciata al magazine SETTE del 22 Aprile 2010 –  non sarebbero più necessari centrali e mega impianti di generazione e distribuzione. Il costo di mantenimento, anche a livello centrale, si ridurrebbe e si manterrebbe adottando una logica, sempre proveniente dal P2P, che chi più “condivide” più guadagna sia in priorità sia, potenzialmente, a livello economico. Il primo passo verso questo: piani edilizi che impongano edifici autosufficienti – come quelli descritti nel primo numero di WIRED – che permettono di essere autonomi dalla rete nazionale, al costo di 1000 euro a metro quadro.

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Media digitali in crescita e il dilemma dei Paid Content

Cresocono i ricavi dei New Media che nel 2009 registrano un + 12%. All’intermo del segmento, le Sofa-TV pesano per il 76%, Internet il 18% e il Mobile per il 6%. E’ quanto emerge dal rapporto “New TV e Media: la crisi accelera la trasformazione”, realizzato dall’osservatorio ICT & Management del Politecnico di Milano. I dati presentati dal rapporto evidenziano due distinte direzioni per i media basati su Internet e su Mobile. Mentre, infatti, su Internet il 98% dei ricavi si hanno dall’Advertising, sul Mobile oltre il 90% deriva dalla vendita di contenuti, in particolare di infotaitment. Per quanto riguarda le Televisioni, invece, il fenomeno mette in secondo piano le piattaforme Internet, Mobile e IPTV privilegiando le satellitari che raggiungono il 40% del mercato televisivo, con la piattaforma SKY che con il suo 84% fa ancora la parte del leone ma vede la competizione del DTT che sale all’11%. Pagamento dei contenuti: alcune considerazioni [IMHO] Se il modello di Advertising è quello che genera ancora i maggiori introiti sul canale internet, molti si stanno chiedendo come rendere appetibile e monetizzabile il contenuto. Una delle questioni poste dall’Osservatorio come opportunità – ma secondo me anche come limite – è che non è stata ancora compresa a fondo la rivoluzione del Social Web. La più grande rivoluzione del social web non è tecnologica ma di modello culturale. Il web sociale si basa sulla condivisione di idee e opinioni. Si basa sulla conversazione e sull’arricchimento della stessa attraverso l’interazione degli utenti. E’ chiaro che in questo modello, il contenuto aperto è un contenuto che accresce il suo valore non nella fase di produzione, ma nei momenti successivi alla sua divulgazione, laddove si genera la conversazione. Il flusso informativo che può generarsi è talmente elevato che l’organizzazione delle informazioni – e la sintesi – per il singolo fruitore diventa difficile. E’ qui dove, a mio avviso, si innesta l’opportunità di business. Infoproduct: un modello possibile? Tempo fa parlai di un caso italiano di infoproduct – dove rischiai anche la citazione in tribunale per uso improprio del marchio [e pensare che li stavo viralizzando, NdR] – che ritenni molto interessante per il modello di business alla base. Il Blog approfondiva temi sulla seduzione, fornendo consigli su conquiste, gestione dei rapporti, ecc. L’utente era invogliato a saperne sempre di più, ad approfondire gli argomenti e, quindi, ecco che arrivava la proposta commerciale di acquistare il manuale. L’idea alla base è molto semplice: distinguere tra il contenuto per la conversazione ed il contenuto commerciale. Dove i due possono coincidere per tema, ma avere approfondimenti diversi. Applicarli per i media è possibile. Però richiede di rivedere l’impostazione e il modo di fare giornalismo e/o televisione. SINTESI Ritengo fallimentare…

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