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Tag: Net Neutrality

L’utilità della rete spazzatura

Pur confidando nelle potenzialità di diffusione della conoscenza, tremo quando leggo messaggi di intolleranza di chi vorrebbe solo una rete che non generi “spazzatura”. La rete non ha intrinseche finalità culturali. E’ uno strumento versatile. Il suo primo utilizzo è stato quello militare, successivamente universitario e poi commerciale. L’ultima applicazione è quella dominante. Il primo utilizzo delle rete è quello legato all’industria del porno che assorbe circa il 50% del traffico. La rete ha potenzialità culturali, questo si. Le quali possono emergere proprio dalla differenziazione e dalla contrapposizione con la spazzatura che crea “rumore“. Paradossalmente il “rumore” permette alla qualità di emergere e di assorbire l’inutilità. Finché ci sarà spazzatura, la rete potrà considerarsi ancora libera e si continuerà a creare quel contesto di sana competizione volta al miglioramento. L’eliminazione della spazzatura, viceversa, porterà ad un appiattimento e alla impossibilità di miglioramento dell’individuo. Chi in una rete libera può oggi superare i propri limiti e diventare “produttore di qualità”, in una rete “pulita” sarà ammesso solo chi ha già le basi culturali e chi non le ha verrà escluso, non avrà più la possibilità di confrontarsi e di migliorarsi. Se le “blogstar” agli esordi non avessero avuto questa apertura, oggi non sarebbero blogstar.

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La neutralità della rete e la responsabilità personale

Qualche settimana fa, in occasione dell’indagine Antitrust su Google richiesta dalla FIEG, sul FriendFeed di Michele Ficara Manganelli ci fu un’interessante scambio di opinioni che ha toccato anche il tema della privacy e gli aspetti di regolamentazione della rete che secondo alcuni sono necessari. Eravamo in pochi ad essere dell’idea, invece, che sia necessaria una autoregolamentazione che passi, innanzitutto, attraverso una “cultura della rete” o una cultura digitale. Personalmente sostengo che tutti i tentativi di normare la rete (non ultima la nuova proposta Pecorella) siano solo i tentativi di una generazione nemmeno di migranti, ma di trogloditi digitali, di mantenere lo status quo. Anche se si potrebbe sostenere benevolmente che tali iniziative siano adottate realmente a “tutela” dell’utente, sono convinto e rimarrò convinto che senza una educazione e una responsabilizzazione del singolo nell’utilizzo sia solo deleterio per lo sviluppo delle potenzialità del web. Sono stato felice, quindi, quando ho letto della proposta della Fcc negli Usa: garantire la neutralità della rete non limitandone l’utilizzo ma riconoscendo le responsabilità di utilizzo al singolo individuo. Il reato non è il P2P (come si è tentato di far passare), ma è la violazione del copyright ad esserlo. Lo stato perseguirà me nel momento in cui condividerò file protetti da diritto d’autore. Non mi sarà oscurato Facebook perché covo di sovversivi rivoluzionari, andrò a prendere i sovversivi rivoluzionari e li sbatterò in galera. L’eccessiva tutela del singolo non permette alla società di crescere e di responsabilizzarsi nei propri comportamenti, perché passa il principio che se è accessibile è permesso, che se lo può fare uno lo possono fare tutti. Inoltre non pone le persone nella condizione di “sforzarsi” a imparare il galateo, ma a comportarsi come gli pare. Da un punto di vista di business è la stessa cosa. Le aziende (come quelle dell’editoria) vogliono sfruttare Internet, ma non vogliono accettarne le regole. Anche qui: si deve avere la consapevolezza che nel momento in cui mi apro a un canale, devo accettarne pregi e difetti. Così come lo Stato non ammette l’ignoranza legislativa, lo stesso principio vale nell’utilizzo della rete (con l’unica “piccola” differenza che in rete le regole non sono determinate dall’alto).

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