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Tag: relazione

“Eliminare” i clienti

Di recente ho letto sulla Pagina Facebook di Ivan Misner uno status che finiva dicendo “quando i tempi sono duri, un cliente ti lascerà ma un amico non lo farà“. Questo mi ha portato a riflettere sul concetto di cliente e consumatore ai tempi dei social media e ne ho parlato in un post che ho scritto per SNID. Se pensiamo ai social media come relazione, non possiamo definire la nostra rete “clienti”/”prospect”/”consumatori”. I termini, infatti, rientrano in uno schema transazionale e non relazionale. Il social networking, invece, è relazionale e non transazionale. Di conseguenza pensare alla nostra rete con categorie transazionali, porta inevitabilmente a deformare lo strumento ottenendo quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: basso engagement e tassi di conversione che non superano il 10%. If you think that social media is about relationship, you have to ban “conumer” and “customer” from your business vocabulary. Both of them, indeed, are terms used in transactional environments where someone (a business) sells somthing (a product or service) to someone (customer/consumer). This kind of relationship is one-way-shot and no recursive. It’s “one-way” because it moves from a source to a target, and it is “one-shot” because usually it finishes when transaction has been completed. […] continua su SNID

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Dalla connessione alla relazione

Chi fa il networker di professione conosce benissimo l’importanza della relazione personale con i propri contatti. I social media hanno semplificato la possibilità di ampliare la propria rete di contatti, mettendo a disposizione un parco potenzialmente infinito di connessioni. L’obiettivo del networking è quello di creare una relazione solida e di fiducia con i propri contatti che, nel medio-lungo periodo, dovrebbero diventare profittevoli. Poiché costruire una relazione è una attività time consuming, è chiaro che all’aumentare del numero di connessioni lo sforzo per costruire la relazione è esponenziale ed il rischio concreto è quello di disperdere energie su connessioni zombie. Da molto tempo si dibatte se sia più funzionale un approccio da open networker o semplicemente l’utilizzo dell’on-line networking per la gestione delle relazioni reali. Come sempre una risposta unica non c’è e tutto dipende dagli obiettivi che si intende raggiungere. Qualsiasi sia l’approccio che si intende perseguire, va tenuto presente che: non basta creare una connessione con una persona per considerarla un contatto una volta aggiunta, la persona non è automaticamente un lead bisogna costruire una buona reputazione e un rapporto di fiducia la generosità ed il mettersi a disposizione è il primo modo per iniziare questo rapporto Le attività non finiscono qui, ma il tenere presente questi aspetti aiuta a capire che il networking non è solo una collezione di figurine da attaccare al proprio album virtuale per darsi lustro.

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Italian Social Media Emargination

Sono rammaricato e in parte frustrato nel vedere come l’Italia, il sesto paese europeo per numero di utenti internet, abbia un approccio snob e “nazionalista” nell’utilizzo del mezzo. L’italiano interagisce e pubblica solo in Italiano e, tutto ciò che è in Inglese, semplicemente lo snobba. Un nazionalismo molto probabilmente dettato da mancanza di conoscenza della lingua (l’Italia è al 23° posto per l’indice di conoscenza dell’Inglese). Ho visto molti giornalisti e blogger italiani rinunciare all’utilizzo del britannico idioma in favore di quello tricolore. E sono convinto che la loro non sia stata una scelta voluta, ma di necessità. Chi ha tentato di adottare l’inglese come lingua ufficiale della propria attività in rete, ha sicuramente registrato un calo drastico di partecipazione. Il problema non è il campanilismo o la sudditanza all’imperialismo anglosassone, ma di relazione e comunicazione ed anche di opportunità. L’inglese resta pur sempre la lingua straniera maggiormente diffusa al mondo come seconda lingua. Un paese che si sta sforzando per tenere il passo con il mondo e magari è anche fucina di idee e tendenze, isolandosi dal contesto globale per la mancanza di conoscenza della lingua internazionale, resterà continuamente fanalino di coda dello sviluppo mondiale ed emarginato.  

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