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Tag: Strategia

L’influenza della rete

La rete può influenzare le politiche commerciali delle aziende. Parlando della distribuzione in Inghilterra del film Iron Sky, la questione aperta in chiusura del post era “Riuscirà la rete a influenzare il cambiamento?”. La risposta è un netto SI. La casa di distribuzione Revolver Entertainment, sotto la pressione dei fan del film, ha cambiato la propria politica commerciale garantendo la presenza del film nelle sale fintanto che continuerà ad esserci domanda. E’ il potere della relazione, della capacità di creare fidelizzazione e della forza del crowdsoucing quando è utilizzato non solo per “prendere idee a gratis” ma per creare comunità. E’ l’ennesima prova che le politiche commerciali e di marketing non hanno più un approccio top-down, basato su studi e analisi di mercato ma sono determinate direttamente dal mercato stesso. Questo porta inevitabilmente a rivedere il ruolo del marketing che, come più volte detto (come ad esempio qui e qui), non è più colui che determina le politiche aziendali bensì colui che fa da mediatore tra il mercato e l’azienda e definisce le strategie non a priori, ma a posteriori sulla base delle richieste dirette che vengono dalla Rete (di clienti, consumatori, partner, ecc.).

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Il comunicatore italiano, un esecutivista senza strategia

Non sono rare le discussioni sul tema “comunicazione” in cui si percepisce chiaramente che chi scrive e chi domanda è un puro esecutivista, senza visione strategica e, quello che mi spaventa di più, senza cultura di comunicazione. Trovo gente che pone come questione di vita o di morte se sia meglio una e-mail al giorno o una alla settimana, che chiede se i comunicati stampa devono essere inviati entro le 11.00 o si possano inviare quando si vuole. All’opposto, non trovo mai nessuno che ponga questioni di natura “strategica” su dinamiche di mercato, su trend, su analisi della concorrenza… insomma, su tutto ciò che potrebbe essere utile a definire un piano strategico. Per carità le domande poste sono legittime, se fatte da uno che di comunicazione non ne capisce un fico secco. Ma da un professionista non posso sentirmi dire: Spesso mi capita di vedere dei concorrenti che riescono a farsi pubblicare sui vari portali tematici per ogni stupidaggine che fanno. Chiaramente hanno un ottimo writer (Writer?? Ora l’ufficio stampa e pubbliche relazioni vanno a scrivere con le bombolette sui muri? NdR ) che bombarda di “press release” i vari siti in questione. Ma quello che non capisco e come fanno i player stranieri che riescono comunque e sempre ad essere ripresi anche qui da noi, quando non credo si degnino di aggredire i media italiani con fiumi di comunicati. C’è qualche servizio serio per comunicare globalmente senza rivolgersi ad un’agenzia di comunicazione per ogni paese in cui si vuole operare? E’ a dir poco imbarazzante vedere come non ci si ponga nemmeno il quesito che, forse, chi riesce a farsi riprendere “per qualsiasi stupidaggine” magari abbia fatto nel tempo una azione progressiva di brand awarness e sia riuscito a catalizzare l’interesse degli opinion leader. Ci si pone il quesito di quale servizio utilizzare su scala globale, e non di come ci si vuole posizionare. Si da per scontato, infine, che la comunicazione sia indifferenziata tra nazione e nazione. Non si valuta minimamente la possibilità che esista una diversità culturale ed economica che, nonostante la globalizzazione, continua a persistere tra nazione e nazione.  Insomma manca totalmente un approccio strategico. Domandiamoci, poi, perché i budget vengono tagliati e perché le imprese lamentino dei ritorni sugli investimenti.  Bah, resto basito, basito e, ancora, basito.

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Dimmi chi sei e ti darò ciò che vuoi. Lo Zen e l’arte delle Aree Riservate

  Anche oggi la mia casella postale è riempita al 50% di email alert che mi avvisa della disponibilità di materiali che possono interessarmi. Mi collego, vado nell’area download e… ALT! Se vuoi scaricarlo inserisci email e password! Chiudo la finestra e vado via… Premessa. Il documento in questione è un report sulla Business Intelligence. Chi lo fornisce offre, gratuitamente, solo l’executive summary mentre per il report completo chiedono la bellezza di 92 euro + IVA. Relativamente all’executive summary non si ha nemmeno un minimo di informazione: numero di pagine,  tipo di contenuto, niente… Detto questo. Ma perché mai dovrei registrarmi per avere un executive summary? E’ come andare in negozio e lasciare la carta di credito solo per guardare gli scaffali. Quella delle aree riservate è un po’ una moda. Costruite per monitorare gli accessi e il potenziale interesse ed, eventualmente, per avere i tuoi riferimenti affinché uno sprovveduto call center ti contatti, le Aree Riservate intese come “documenti ad accesso riservato” credo siano solo delle inutili perdite di tempo perché: interrompono il flusso di navigazione. Io utente arrivo nella pagina che mi interessa e, per poter leggerne i contenuti, devo spendere 5 minuti a compilare l’ennesimo form. Cerco da un’altra parte. Hanno mediamente un contenuto di scarso valore. Un area riservata che chiede i miei dati deve darmi informazione vera e contenuto utile. Che me ne faccio di un executive summary magari di una pagina dove si e no ti dicono “il mercato va bene, il mercato va male, siamo in recessione” ? L’area riservata ha un reale significato quando al proprio interno custodisce informazioni riservate legate all’utente o l’accreditamento del visitatore permette di ergoare contenuti personalizzati allo stesso. Al contrario, non ha per nulla senso se il suo scopo è solo quello di far sapere al Marketing Manager che Pippo ha scaricato il contenuto Pluto ma non mi da alcun valore aggiunto. Se il mio obiettivo è quello di generare business attraverso la vendita di contenuti (come nel caso di questa mattina) magari mi conviene adottare un approccio un po’ diverso. Ad esempio: dammi in consultazione on line il tuo report, e magari vendimi i dati di dettaglio o una versione che non sia il semplice PDF di quella on-line. Tanto se non mi dai tu “gratis” le informazioni che cerco, me le vado a prendere da qualche altra parte: le relazioni e le reti esistono anche per questo.

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