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Month: August 2013

WordPress, Pinterest e Evernote: gli account impossibili da chiudere

Prima di aprire un proprio account su una piattaforma, sarebbe importante sapere anche le modalità di cancellazione. Spesso si da per scontato che ad ogni creazione esista sempre la possibilità di poter eliminare il proprio account ed i dati ad esso associati. Sfortunatamente così non è. Ad esempio sapevate che un account su Craiglist o su Evernote è impossibile da chiudere? Ebbene, si. Una volta creato il profilo su queste piattaforme niente può più essere rimosso. O meglio: niente può più essere rimosso automaticamente. Ad esempio su Evernote, l’unica  possibilità è cancellare manualmente tutte le note create ma il profilo viene mantenuto, anche se inattivo. Lo stesso dicasi per WordPress. Anche qui l’account non può essere cancellato e l’unico modo per “svuotare” la propria presenza è di cancellare qualsiasi impostazione, blog, post che si sia creato. E ancora Pinterest. Anche questo servizio non prevede la cancellazione dell’account, ma solo la sua disattivazione. JustDelete.me – la directory che spiega come eliminare i profili JustDelete.me è una directory che raccoglie i principali servizi su web ed indica il grado di difficoltà e la procedura per poter cancellare il proprio profilo sulle diverse piattaforme. I gradi di difficoltà sono indicati con i colori: nero = impossibile verde= facile (easy) rosso=difficile (hard) giallo=medio (medium) Per ciascuna piattaforma, è riportato il link alla pagina del servizio che spiega come sia possibile (se lo è) cancellare il proprio account. Si scopre così che, spesso, si offre la possibilità di disattivare il profilo, ma non di cancellare le informazioni ad esso associate che restano di proprietà dell’azienda che eroga il servizio. Si impara anche che in LinkedIN è facile cancellarsi e che per cancellare il proprio account su Amazon, è necessario inviare una email di richiesta. Sarebbe il caso di porre qui degli standard. Alla fin fine i dati dovrebbero essere proprietà del singolo, o no?

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Guerrilla Marketing Politico

Pare che ieri, molti di voi (io, ahimè, no), abbiano potuto ammirare striscioni aerei inneggianti Silvio Berlusconi e altri di voi (purtroppo sempre io escluso), abbiano letto numerosi volantini contro Silvio Berlusconi e abbiano visto apparire enormi V rosse sulle spiagge. Tutti voi avete avuto la fortuna di assistere al nuovo stadio della comunicazione Politica, mutuato dal mondo del marketing: il Guerilla Marketing Politico. Dopo Coca Cola vs. Pepsi e XBOX vs. Nintendo, ora arriva Silvio vs. Resto del Mondo. Va detto, comunque, che anche questa volta il PDL/Berlusconi ha saputo spiazzare tutti in quanto ad abilità di comunicazione e la reazione da parte di Rossi (PD) e Crimi (M5S) gli hanno regalato nuovamente il primato. Quello che mi atterrisce è, comunque, il fatto che non sia più comunicazione della politica ma politica della comunicazione.

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Cifre tonde

Le cifre “tonde”, quelle con gli interi per intenderci, mi inquietano. Mi danno sempre l’idea di pressapochismo, di una cifra messa lì solo per indicare dei numeri per far contento qualcuno ma di cui non si conosce la provenienza e poco importa. Nel realizzare Business Plan e piani di sviluppo, mi sono spesso trovato difronte a reazioni esterrefatte quando, calcoli alla mano, si presentavano cifre specificate all’unità. La reazione era sempre quella del timoroso. “Se metti questo dettaglio, rischi che ci chiedano di giustificare la cifra e poi come facciamo? abbiamo bisogno di flessibilità” Ecco il punto. Tutto deve essere relativo, il rispetto degli impegni un optional. Allora la cifra puntuale chiama responsabilità, quella tonda di permette di andare un po’ sopra o un po’ sotto dicendo “visto, comunque ci sono andato vicino”. Non solo, la cifra tonda di permette di spostare soldi da una parte all’altra in modo più flessibile, cambiare destinazione di finanziamenti rendendo più facile ridistribuire i numeri e ottenere sempre lo stesso totale. La cifra non tonda, invece, di costringe ad essere meticoloso nella gestione, a guardare il centesimo di spesa o di fatturato, a non poter trasferire finanziamenti senza che non emerga immediatamente. Perché, la cifra puntuale, richiama l’attenzione di chi la legge. In Italia siamo troppo abituati a lavorare per arrotondamenti successivi.

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Turchia, Deficit e Smartphone

Il mercato del mobile in Turchia continua a crescere. Secondo l’Autorità per le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (BTK), il primo semestre del 2013 ha visto crescere del 7% l’importazione di smartphone, per un totale di oltre 6 milioni di apparecchi (contro i 5,7 dello scorso anno) con una previsione di fine anno che si attesta attorno ai 14 milioni di apparecchi importati. Una situazione, questa, che ha messo in allarme le autorità. Secondo i calcoli effettuati dal BTK, infatti, l’eccessiva importazione potrebbe arrecare un incremento del deficit turco – attualmente a circa 29 miliardi di dollari – per un ammontare di circa 5 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. Secondo quanto riportato dal quotidiano turco in lingua inglese Hurriyet Daily News, il presidente del BTK ha dichiarato che la Turchia dovrebbe spingere maggiormente nella produzione nazionale di Smartphone per incrementare il prestito domestico. A questo proposito Turkcell, la principale compagnia di telefonia mobile, annunciò gia a Marzo un accordo con Qualcomm per la produzione di smartphone in Turchia. Il nuovo smartphone made in Turkey vuole posizionarsi su una fascia più economica, ponendosi sotto la soglia media di 350-400 euro di Apple e Samsung e garantire così un maggiore accesso alla popolazione. Attualmente i telefoni di Cupertino e Corea dominano il mercato turco, soprattutto grazie ai pacchetti All Inclusive vincolati a 24 mesi. I prezzi all’acquisto, infatti, si attestano a attorno i 1900 TL (circa 760 euro al cambio odierno) per i nuovi modelli iPhone 5 e Galaxy S4. Questo importo, già esorbitante per un cittadino europeo, diventa inaccessibile per qualsiasi cittadino turco. Considerando che lo stipendio minimo legale, secondo la Legge del Lavoro, si attesta attorno le 800 TL (il medio 1.500 TL circa), un cittadino turco che volesse comprare uno smartphone dovrebbe impegnare lo stipendio di 2-3 mesi. La decisione, quindi, di passare a una produzione locale ha il doppio vantaggio di: ridurre il deficit pubblico (con un contributo della produzione nazionale stimato da Turkcell attorno ai 500 Milioni di Lire Turche ogni milione di telefoni venduti) incentivare la diffusione dell’Internet Mobile grazie ai prezzi inferiori rispetto ai prodotti importati incrementare la domanda di servizi e di conseguenza della nascita di startup dedicate. Nelle intenzioni, quindi, sembra che nei prossimi mesi dovremo assistere ad un ulteriore sviluppo del mobile internet in Turchia. Resta qualche dubbio Bisogna vedere, tuttavia, come questa politica sarà portata avanti. In questi anni, infatti, il Governo Turco ha attuato misure protezionistiche per limitare l’importazione di prodotti telefonici dall’estero, tra cui la necessità da parte dei privati cittadini di registrare presso il BTK gli apparecchi importati (1 ogni 24 mesi) entro un mese dall’ingresso in Turchia, pagando una tassa di registrazione di 100 TL. Senza…

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