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Month: February 2013

Il No di Grillo porterà M5S al Governo

Francesco Costa suggerisce che, per uscire dal cul de sac, Bersani e PD dovrebbero offrire il Governo al Movimento 5 Stelle. Nel post, e nei commenti, tuttavia sono sotto intesi due presupposti: 1) che M5S non voglia andare al Governo 2) che un eventuale governo M5S sarà sicuramente un fallimento Ricordo che, prima delle elezioni, Grillo in una intervista affermò che stavano già lavorando a una squadra di Governo nel caso in cui avessero avuto la maggioranza. Grillo, anche se nei modi può sembrarlo, non è uno stupido. Da un lato non può appoggiare il governo PD, perché verrebbe meno alle promesse elettorali e, questo, lo punirebbe. Dall’altro sa che il non appoggiarlo significherebbe non portare avanti nessuno dei punti del programma e, in più, sarebbe additato come “irresponsabile”. Dall’altro vi è un Bersani e un PD che hanno promesso di costruire un Governo che, tuttavia, non può essere con il PDL perché segnerebbe la morte definitiva del partito e, quindi, si rivolge a M5S aprendo un fronte interno contrario che, ancora una volta, porterebbe allo sfascio il Partito. Un mancato appoggio di M5S a Bersani e lo scenario di una mancata stabilità, potrebbe riportare le percentuali di M5S dal 25% al 19% pronosticato prima delle elezioni (perdendo il 6% dei voti portati da Piazza San Giovanni), ma per il PD (e Bersani) significherebbe lo sfascio interno definitivo. A questo si aggiunga che non sarà possibile sciogliere le camere in quanto si è entrati nel semestre bianco della Presidenza della Repubblica. Detto questo, è possibile dedurre che dietro al “NO” di Grillo nell’appoggio al PD possa esservi l’obiettivo di portare il PD a offrire il governo a M5S. Qualora fosse questo lo scenario il gioco è fatto. Arrivato al Governo, M5S proporrà i propri punti prioritari: eliminazione finanziamenti, riduzione stipendi e numero parlamentari, legge anti corruzione e infine legge elettorale, ecc. Sul primo punto metterebbero subito alla prova PD e PDL. Qualora la legge passasse avrebbe guadagnato fiducia e consenso per raggiunto risultato. Nel secondo caso, guadagnerebbe consenso perché, ancora una volta, il sistema politico dimostrerebbe di essere casta. In entrambi i casi questo si tramuterebbe in una vittoria plebiscitaria alle prossime elezioni. Questo è anche il motivo per cui Bersani non ha ancora proposto questa soluzione, sicuramente da lui considerata.

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Europei: Germania-Inghilterra, Italia al centro

Riprendo qui una piccola riflessione che ho proposto anche su Facebook L’Italia è diventata il campo di gioco tra Inghilterra e Germania. Da un lato i quotidiani Inglesi osservano (il Guardian in particolare) con positiva curiosità al fenomeno M5S, criticando nel contempo le politiche Europee. Dall’altro i quotidiani Tedeschi evidenziano una minaccia nella presenza di una forza politica non-allineata. Proprio in un articolo del Guardian, pubblicato oggi ieri a firma di Simon Jenkins, la vincita di M5S viene presa a “pretesto” per sottolineare e criticare le politiche di austerity attuate dall’Europa evidenziando come la posizione anti-austerity si stia largamente diffondendo anche in paesi come la Francia ed evidenziando come queste politiche non siano rivolte allo sviluppo, ma solo alla “ragioneria”. Viceversa i Tedeschi additano l’Italia come “cattiva, cattiva, cattiva” che non capisce la bontà dell’Europa, senza la quale sarebbe al collasso. Senza ricordare, però, che questo sentimento inizia ad essere largamente diffuso anche all’interno del proprio paese. L’Italia sarà decisiva per l’Europa e per il modello economico. Non tanto per la tenuta dell’Euro o per il debito pubblico o per il fatto che in una eventuale uscita dalla moneta unica i creditori perderebbero soldi. Quanto, piuttosto, per l’intero modello Europeo. Se M5S dovesse avere successo nei suoi propositi di rivedere completamente il sistema politico ed il modello economico del Paese, effettivamente rilanciando l’economia interna (sull’export non abbiamo alcun problema), altri paesi si accoderanno a questo modello (siamo pur sempre la Quarta economia dell’Europa secondo quello che dice Angela Merkel Schultz) e la Germania si troverebbe in una posizione di minoranza. Verrebbe a quel punto imposto un nuovo sistema ben lontano dall’indipendenza del sistema finanziario rispetto a quello politico, imponendosi un disegno in cui la finanza e l’economia diverrebbero strumento della Politica e non viceversa. Di qui, al di là delle questioni di Spread che per loro funzionamento sono legate al breve-medio periodo (gli interessi si pagano annualmente), si capisce la reazione dei mercati che si troverebbero a non poter guidare più il flusso di capitali. Mi sono spinto oltre e forse la mia è fantapolitica, ma sapendo che i Tedeschi per loro cultura non ragionano sull’oggi ma lavorano su piani a 20-50 anni, un dubbio in tal senso ce l’ho.

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Governo a geometria variabile

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=QlO0MtuavUQ]   Mentre nella base dell’elettorato ci si scanna su di chi è la colpa di questi risultati, il problema più importante è quello di trovare una soluzione per gestire la frammentazione e superare un immobilismo apparente. Sì, apparente perché l’immobilismo c’è solo se si considera la governabilità come un fattore di colore partitico, ovvero se si parte dal presupposto che la stabilità si abbia attraverso il monocolore del parlamento. Una alternativa c’è, è praticabile e non richiede nemmeno di stravolgere la costituzione, anzi semmai di applicarla nella sua completezza ovvero: restituire al Parlamento il potere Legislativo e al Governo il Potere Esecutivo, che negli ultimi anni sono stati oggetto di inversione assegnando al Governo in realtà il potere legislativo e al parlamento quello esecutivo. Fare un governo a geometria variabile significa: prendere tutte le forze in campo e metterle attorno ad un tavolo con il proprio programma. su ciascuno dei punti di ogni programma trovare la maggioranza ed il gruppo di lavoro in commissione parlamentare legiferare secondo le analisi fatte assegnare al Governo l’incarico di rendere esecutivo quel programma   Operativamente questo significherà che un provvedimento avrà il voto di PD e PDL e Monti; un Altro di PD, M5S e Monti; un altro ancora di Monti, M5S e PDL e così via. Di volta in volta le forze non appartenenti alla maggioranza variabile saranno di opposizione e il lavoro di opposizione sarà di perfezionamento della proposta e non di ostruzionismo. Questo implicherà che solo i principali provvedimenti troveranno spazio nella discussione politica, focalizzando le attività parlamentari ottimizzandone tempi e risultati. Sarebbe un nuovo modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica, forse per la prima volta, veramente mettendo avanti l’interesse del Paese. Utopia?

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