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Ricomincio da qui (almeno per il momento)

ovvero, lettera al futuro me stesso

Caro me, quando leggerai questo tra qualche anno, tieni presente che questo post è il primo dopo una lungissima pausa. Prima di oggi, infatti, il mio ultimo post su questo blog risale al 2018, per la precisione 11 Ottobre 2018. Sono passati 2 anni, 5 mesi e 3 giorni da quando non pubblico.

Non so spiegare esattamente il motivo per cui ho lasciato il blog. Rileggendo gli ultimi articoli, credo sia per il fatto che non mi divertivo più. Almeno questa è la sensazione. Gli ultimi post sono meccanici, nozionistici, da maestrino delle elementari, da “wannabe guru”, da uffico stampa sfigatissimo. In sintesi, non c’ero io.

Quando aprii il mio primo blog su Splinder, non avevo ancora 30 anni (era il 2003). Tutto era nuovo, il termine web 2.0, coniato qualche anno prima, doveva ancora essere popolarizzato (si sarebbe imposto l’anno successivo). Ciò che scrivevo allora, con gli occhi di oggi, è imbarazzante ma genuino. Era quasi un taccuino di appunti e considerazioni. Senza voler dimostrare niente a nessuno.

Poi gradualmente questa genuintà si è trasformata poco a poco in “mestiere di scrivere”. Sentivo l’obbligo di pubblicare per tenere alta la visibilità; sono passato da splinder a wordress.com per poi registrare il mio dominio. Mi sono fatto tentare dal “personal branding” per mostrare la mia completa ignoranza. Ma non mi divertivo più a scrivere. Lo facevo perché si, perché si doveva, perchè altrimenti sarei stato fuori.

Sono passati quasi 20 anni dagli inizi. I social media ci hanno fatto credere che i blog fossero finiti. Mi sono concentrato a pubblicare post, condivedere link e le riflessioni che una volta raccoglievo nei miei post.

L’altro giorno, cercando un vecchio post sul futuro della sanità, mi sono reso conto della difficoltà di recuperarlo. Quando l’avevo pubblicato? Era su Facebook o su Linkedin? In Inglese o in Italiano?… Non solo, ho visto come si faccia fatica a mettere insieme i pezzi, sparpagliati in mesi e anni diversi. Se avessi pubblicato quelle riflessioni qui, magari linkandole tra loro, avrei avuto tutto a portata di mano. Avrei potuto creare una narrazione che riassume il mio pensiero. Avrei potuto, mettere in ordine i miei pensieri. Su Facebook (e nei social in generale), invece, tutto è frammentato. il filo conduttore che delinea l’identità è spezzato e l’unico modo per mantenerlo coerente è quello di diventare monotematico, quasi a livelli di sindorome compulsiva ossessiva.

Mi sono accorto che per chi come me ha un campo di interessi diversificato, non va bene, non più. Ecco perché ho deciso di cercare di riprendere. Invece di pubblicare sui social, raccoglierò qui le mie riflessioni. Lo farò principlamente per me. Se poi piacerà anche a chi ci capita, ben venga.

L’eccessiva frammentazione innescata dai social, inoltre, apre un problema di ricostruzione della memoria non solo collettiva, ma anche individuale. Si perde facilmente la propria identità, intenti a mantenere il passo con ciò che accade. Il blog, invece, è il tuo spazio personale, pulito, dove puoi prenderti il tempo di rileggerti e pensare. Ed è un diario, rileggendo il quale puoi capire chi eri, chi sei ed immagine chi sarai.

Ecco perché ricomincio da qui.

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