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Tag: rete

La rete non è anarchica, ma qui è un gran casino

Dopo l’Innovation Jam 2011 – organizzata dallìAgenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione – che si è tenuto la scorsa settimana, ForumPA lancia il contest “Le tue idee per una PA Migliore“. Poi, siamo a settembre e ricomincia il solito calderone di eventi / convegni / conferenze sull’innovazione, i social media e sui reumatismi di mia nonna. La dispersione di energie e di iniziative è infinita. Se la diversità e la molteplicità porta a una differenziazione e un pluralisnmo informativo, dall’altro il bombardamento a cui ci si espone rischia di portare ad una Infobesità, in cui il contenuto buono si mescola con il rumore di fondo. Vogliamo aggiungerci poi tutti i gruppi, le  iniziative, stati maggiori, sergenti e caporali dell’innovazione? Il fermento dal basso che esiste attorno al paese Italia e alla voglia di rinascita è ammirevole e positivo. Il problema che vedo all’orizzonte, tuttiavia, è la mancanza di massa critica per poter far veramente la differenza. Ho il timore che tutte le energie positivamente investite da organizzatori e partecipanti soffrano di un campanilismo 2.0 e che, come in puro stile italiota, faccia iniziare la guerra del primato sull’innovazione. Temo che inizi la competizione pessima dettata dall’arrivismo e di assistere a una Babele di voci, a cori senza un direttore d’orchestra dove, nonostante la qualità elevata dei membri, il risultato sia solo un gran casino…

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Informazione. Sfiducia e superficialità dell’utente

Dopo gli interventi degli ospiti ed un primo dibattito sul ruolo della rete nel processo di informazione, ieri al Primo Lunedì ci siamo divisi in tre gruppi di lavoro, ognuno dei quali ha scelto di approfondire un argomento. Nel gruppo in cui ero io, ci si è focalizzati su come ognuno di noi acquisisca informazioni, con un occhio particolare alla rete. Il gruppo di lavoro era composto da persone mediamente giovani di età media 25-30 anni ed istruite. Il 75% ha dichiarato di non guardare la TV. Dell’intero Gruppo (circa 15 persone), solo in 3 avevano un blog proprio e, di queste, una ragazza croata in Italia per l’erasmus. E’ emersa una generale sfiducia verso le fonti informative, siano essi giornali o blogger. Allo stesso tempo, tuttavia, ho rilevato bassa predisposizione all’approfondimento delle notizie, sia che queste vengano da una fonte “autorevole”, sia da una fonte “sconosciuta”. Sensazione poi confortata anche da Pier Luca Santoro, che in un suo contributo sottolineava come le statistiche del suo blog evidenziassero una scarsa attività di lettura delle fonti citate nei suoi post. Le motivazioni di questo sono state individuate in: mancanza di tempo (per quanto riguarda i mass media)  e scarsa fiducia verso il network di riferimento. Quando la fonte è considerata autorevole, la propensione all’approfondimento diminuisce ulteriormente. Questo mi porta ad alcune considerazioni in ordine sparso: all’aumentare del numero e della diversità delle fonti, non corrisponde un maggiore approfondimento l’autorevolezza di una fonte, annulla lo stimolo all’approfondimento l’interesse verso l’informazione è legata alla fonte e non alla notizia in sè la “qualità” del network stimola/annulla l’approfondimento esiste uno scarsa propensione alla critica    

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Man Machine Interface

    Chi è cresciuto a pane e fantascienza non può non ricordare i cavi con cui il Maggiore Kusanagi si interfacciava alla rete e poteva comunicare e controllare i computer solo con il pensiero. Erano gli anni 90 e Ghost In The shell evidentemente ha preannunciato una rivoluzione che proprio in questi anni si sta concretizzando. Dopo gli annunci del Nic sulla robotica, dopo il progetto Cyborg 2.0 del professor Kevin Warwik , nel sito on line de Il Sole 24 Ore appare la notizia che, finalmente, sarà possibile controllare il PC con il solo pensiero grazie ad una connessione attraverso elettrodi. L’applicazione, si dice nell’articolo, sarà rivolta in particolar modo ai disabili che non sono in grado di interfacciarsi con il computer attraverso il corpo. Personalmente credo che non mancheranno le applicazioni militari e industriali… L’uomo diventa interfaccia umana per il controllo dei PC e sempre di più è parte integrante di quel mondo “digitale” da lui realizzato per lo sviluppo della comunicazione. Non sembrano essere molto distanti le visioni di Johnny Mnemonic, di Ghost In The Shell appunto e, in un certo qual modo, di Matrix. 

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