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Tag: Scienze della comunicazione

Il senso delle associazioni di comunicazione

Essere uomini di comunicazione non dipende solo dal titolo di studi e non è sufficiente avere una associazione che rappresenti i laureati. Certo, è importante nel momento in cui devo promuovere una professionalità. Ma come posso farlo se poi il mio biglietto da visita è questo?  Non lo dico solo per critica fine a se stessa e non è questo il punto dell’intervento, ma ritengo che ci debba essere sempre coerenza tra le cose.  A cavallo del nuovo millennio, in 12 studenti avevamo dato vita all’AISCOM, Associazione Italiana Sviluppo Scienze della Comunicazione con l’obiettivo di promuovere la figura del professionista di comunicazione e di creare un “laboratorio” di esperienza per i laureandi. Se volete saperne di più, qualche traccia in rete si trova ancora. Uno degli aspetti che ritenevamo importante era la collaborazione da un lato e dall’altro la libera iniziativa. I Meeting di Scienze della Comunicazione promossi da AISCOM e da Scienzedellacomunicazione.com del caro amico Stefano Mosetti  (promotore anche di AISCOM) erano momenti di palestra per i laureandi. Le 4 edizioni realizzate dal 2000 al 2004 erano itineranti. In ciascuna sede si costituiva un comitato organizzativo composto dagli studenti dell’Ateneo che ci ospitava. C’era il comitato scientifico che includeva il Presidente, i docenti del Corso di Laurea e alcuni professionisti. Sotto il coordinamento del comitato scientifico (e non dell’associazione), gli studenti si occupavano di tutto: location, agenda, sponsorizzazioni, media relation. Insomma: una macchina di lavoro in cui ognuno poteva trovare il proprio posto e poteva mostrare quello che sapeva fare.  Oggi lo chiameremo Social Network, ieri Community o Associazione: l’etichetta è poco importante. Un’associazione “corporativa” dovrebbe avere questo obiettivo: essere laboratorio di esperienza o quanto meno qualcosa di più di un semplice brand. Deve dare dei contenuti e delle opportunità reali (formazione, lavoro, o altro ancora) a chi decide di farne parte.  Ritorno ad un invito già fatto tempo addietro: ha poco senso parlare di appartenenza a questa o quella categoria professionale. Gli Albi sono delle inutili caste non meritocratiche, in difesa di “privilegi” acquisiti non si sa bene a che titolo. Ha più senso, visti i tempi, riuscire a dimostrare le proprie capacità. Le associazioni “corporative” dovrebbero agevolare questo.

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Scienze della comunicazione: uniamoci!

Quanti sono i gruppi di Scienze della Comunicazione? quanti sono i siti, le community, i blog ed i network che si occupano di Scienze della Comunicazione? Ultimamente la rete sembra essere totalmente impazzita sull’argomento. Un potenziale di contenuti, proposte che si moltiplicano di giorno in giorno. Su Facebook, addirittura, qualcuno propone di creare un ordine dei laureati in Scienze della Comunicazione. Come ho avuto modo di dire proprio nella pagina di questo gruppo credo sia anacronistico: Oggi siamo in un’altra realtà, abbiamo la forza della rete e possiamo fare sistema per affermare una professionalità che a mio avviso è e sarà sempre più importante.  Dobbiamo sfruttare il network, unirci e condividere un progetto comune. Ad esempio, avete idea di quanti gruppi ci siano solo su Facebook relativi a Scienze della Comunicazione? Quanti portali, blog e network ci siano nella rete? Se unissimo le forze potremo,[…], valorizzare questo capitale e creare un movivento importante e far crescere finalmente la cultura della nuova comunicazione in Italia. A quel punto non occorrerà più un albo dei laureati… perchè la tutela e l’autorevolezza ci sarà riconosciuta per quello che facciamo! Quello che vorrei proporre è la creazione di un grande unico movimento che si muova per fare cultura di comunicazione e promuovere la figura del laureato in Scienze della Comunicazione. Un movimento che raccolga quanto si sta facendo e ne amplifichi le potenzialità.   Facciamolo assieme! lasciatemi un commento se siete disponibili e iniziamo ad organizzarci.

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LAUREATI/NDI DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE: VESPA CHIEDA SCUSA!

Si lo so, son o di parte, ma è con sommo piacere che vi segnalo che su Facebook è stato creato il gruppo “LAUREATI/NDI DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE: VESPA CHIEDA SCUSA!“, a seguito della puntata del 19 gennaio scorso di cui ho appreso solo attraverso la rete (L’ultima puntata di Porta a Porta che ho visto risale al 2001). Cito dalla presentazione del gruppo: Nella puntata di Porta a Porta del 19/01/09, al momento dei saluti, Bruno Vespa si rivolge a degli studenti di un liceo scientifico presenti in studio e dice loro: “Abbiamo bisogno di ingegneri, abbiamo bisogno di tecnici importanti. Una sola preghiera: NON VI ISCRIVETE A SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE, NON FATE QUASTO TRAGICO ERRORE, CHE PAGHERESTE PER IL RESTO DELLA VITA!” Io sono laureato in Scienze della Comunicazione e la comunicazione è il mio mestiere.  Il corso di laurea non mi avrà insegnato a tirare linee con la squadra, a” far di conto” e nemmeno a diventare giornalista –  e se il giornalismo è quello di Bruno Vespa, ne sono solo che contento –  ma mi ha dato gli strumenti per capire quanto vasta è la comunicazione. Sono contento della scelta che ho fatto e, se tornassi indietro, la rifarei, così come sono entusiasta di aver preso la maturità classica, anche se non sono uscito con risultati da capogiro (anzi, NdR). Sono stanco di sentire questi “esperti di comunicazione” – incapaci di innovare modelli, di pensare all’oggi e di non parlare di Cogne – sputtanare letteralmente il corso di laurea.  Se posso essere d’accordo che il corso di laurea sia inflazionato, questo non significa che vada denigrato.   Cari Vespa e carti tutti voi “comunicatori di massa” figli del Minculpop, se pensate che così com’è non va, siate voi che siete del mestiere – visto che vi vantate di essere professionisti e conoscitori del mercato della comunicazione – a dirci com’è il mondo del lavoro e a costruire il corso.  Ah, se non ve ne siete accorti, la comunicazione non è solo Giornalismo, non è solo Televisione o Radio e, forse nessuno ve l’ha detto, in Italia ci sono giusto qualche centinaia di migliaia di imprese che pian piano si stanno avvicinando alla comunicazione di business (o, sacrilegio, ho detto “business”… è vero, voi che siete dei samaritani, lavorate solo per la gloria e per il bene del mondo). Sono convinto che siate solamente spaventati di trovarvi un bel giorno alla porta perchè ormai siete fuori totalmente dal flusso del cambiamento in atto (e le vostre elucubrazioni prive di conoscenza sui fenomeni della rete me lo dimostrano). Una innovazione che avanza piano piano e che coinvolge mezzi di cui voi non avete alcuna conoscenza e che considerate…

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